Il ministro Nordio: "Sono incredulo". La relazione dei giudici: "Dubbi su necessità ed urgenza"
“Criticità” nel “metodo” e nel “merito”, nonché dubbi di costituzionalità che – se confermati dalla Consulta – potrebbero portare a invalidare l’intero provvedimento. L’ufficio del massimario della Cassazione ‘smonta’ pezzo per pezzo il dl Sicurezza – già convertito in legge dal Parlamento – e in una relazione passa in rassegna le principali problematiche connesse alle nuove norme. Il testo depositato alla suprema corte qualche giorno fa non ha alcun effetto giuridico, ma dà un’idea delle perplessità che in futuro potrebbero orientare eventuali ricorsi e giudizi. E comunque basta a innescare le polemiche politiche, con le opposizioni che attaccano e chiedono al governo di fare “un passo indietro” e la maggioranza che, con Forza Italia, parla di “invasione di campo” e di “ennesima provocazione”. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si dice “incredulo” e dà mandato ai suoi “di acquisire la relazione dell’ufficio del Massimario e di conoscerne l’ordinario regime di divulgazione”.
“Carenza dei requisiti della straordinaria necessità ed urgenza”
Il documento dell’ufficio della Cassazione sottolinea i profili problematici di diverse fattispecie introdotte dal dl Sicurezza e, in linea generale, evidenzia gli aspetti legati alla “carenza dei requisiti della straordinaria necessità ed urgenza” del decreto varato dal governo, all'”eterogeneità” del provvedimento e al rispetto dei “principi costituzionali in materia penale”. “Il decreto legge del governo è intervenuto a inglobare un precedente disegno di legge che era stato oggetto di un lungo confronto parlamentare ed era giunto assai vicino all’approvazione in seconda lettura in aula, senza che siano intervenuti fatti nuovi configurabili come casi straordinari di necessità ed urgenza” della Costituzione – viene sottolineato – e non basta una “apodittica enunciazione dell’esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza”, la cui mancanza “inficia la legittimità costituzionale di tutto il decreto-legge e determina l’invalidità della legge di conversione, la quale non può in alcun modo rimediare a tali vizi secondo l’ormai consolidato indirizzo della Corte costituzionale”.
Inoltre, “dal punto di vista delle finalità perseguite e, quindi, del contenuto, il provvedimento d’urgenza nasce eterogeneo”, altro “vizio considerato ‘figura sintomatica’ dell’insussistenza dei presupposti giustificativi del provvedimento d’urgenza”, scrive l’ufficio della suprema corte, che nel merito richiama i principi fissati “dalla giurisprudenza costituzionale in materia penale”, secondo la quale “la pur discrezionalità del legislatore nella definizione della propria politica criminale e, in particolare nella determinazione delle pene applicabili a chi abbia commesso reati non equivale ad arbitrio”. Pertanto, le nuove norme penali e le relative sanzioni sono suscettibili di controllo da parte della Consulta “per gli eventuali vizi di manifesta irragionevolezza o di violazione del principio di proporzionalità”, funzionale “al rispetto del principio di uguaglianza”.
La relazione evoca “la libertà di manifestazione del pensiero”
La relazione poi evoca “le fondamentali libertà di manifestazione del pensiero e di riunione, nonché il diritto di sciopero, a fronte di molte fattispecie incriminatrici” e “delle molte circostanze aggravanti suggestivamente definite ‘di luogo e di contesto’, le quali “vanno deliberatamente a colpire – a scopo evidentemente repressivo – l’area della manifestazione del dissenso”. “La Cassazione boccia punto per punto lo sciagurato ‘decreto sicurezza’ voluto dal governo e dalla maggioranza”, attacca dal Pd Laura Boldrini, parlando di un “provvedimento liberticida che mina diritti fondamentali dei cittadini come la libertà di manifestare e di protestare. Il governo non può restare indifferente: faccia un passo indietro e riconsideri tali norme”. Anche per Angelo Bonelli di Avs “è l’ennesima conferma di come questa destra stia trasformando la legge penale in uno strumento di propaganda, colpendo la marginalità, la povertà e persino la libertà di dissenso”, mentre per il segretario di +Europa Riccardo Magi “Persino sul divieto di cannabis light, di cui questo governo ha fatto la sua ridicola bandiera ideologica proibizionista, la Cassazione è definitiva: lo stop alla vendita mina i principi costituzionali della libertà di iniziativa economica e della certezza della legge penale. Insomma, Meloni e Salvini promettevano sicurezza, hanno prodotto una schifezza”.
La Cassazione, osserva il M5S, “critica aspramente la criminalizzazione eccessiva della protesta, della libera espressione e della resistenza passiva prevista dalla pluralità di norme introdotte”, e lancia “un allarme per la norma sulle detenute madri, che rischia di colpire le persone non per la condotta illecita ma per il loro status sociale o l’appartenenza a determinate categorie”, per “una bocciatura senza appello”. “Le aggravanti ‘di luogo’ (i reati nelle stazioni sono punibili di più di quelli commessi per strada, per capirci), le aggravanti che colpiscono l’area della manifestazione del dissenso, il tema carceri e Cpr, le detenute madri, la detenzione di materiale propedeutico al terrorismo: tutti aspetti che avevamo sollevato in commissione e aula, su cui la maggioranza ha fatto spallucce e che ora si ritrova nero su bianco” – afferma il senatore di Iv Enrico Borghi – insieme alle perplessità sulla “non punibilità degli agenti dei servizi segreti per la direzione di organizzazioni terroristiche”. La replica del centrodestra è affidata al capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri: “Mentre si fa la riforma della giustizia, la Cassazione ci dà una motivazione in più per andare nella direzione di un cambiamento di regole”, parlando di “un uso politico della giustizia” che ha “prodotto 130 pagine inutili che rispondono più a una pulsione politica del mondo togato che non a una interpretazione del diritto. Questa invasione di campo della Cassazione è l’ennesima provocazione”.
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