Adozione embrioni congelati, l’annuncio di Roccella

La ministra della Famiglia: "Cercheremo di fare una legge per assimilarla all'adozione di un bambino"

L’appello sugli embrioni ‘congelati’ di Papa Francesco accolto dal governo. “Seguiremo la legge sulle adozioni, cercheremo di fare una legge in cui assimiliamo l’adozione dell’embrione all’adozione di un bambino. Seguendo, più o meno, la stessa procedura, con tutte le cautele del caso”. Così Eugenia Roccella, ministra della Famiglia, della natalità e delle pari opportunità, in un’intervista a ‘Ping Pong’ su Rai Radio1, rispondendo a una domanda sulle parole del medico personale del pontefice, Sergio Alfieri, che ha ricordato il desiderio del pontefice, espresso anche lo scorso gennaio, di occuparsi degli embrioni crioconservati nei centri di procreazione assistita in Italia.

Roccella: “C’è un limbo che va sanato”

“Ci siamo posti il problema, perché è una situazione assurda e un po’ inquietante: questi embrioni crioconservati, che non hanno nessun criterio di morte, se conservati correttamente possono sopravvivere per sempre. Questo limbo in cui si trovano va sanato, anche perché sono tantissimi, non abbiamo neanche cifre precise, perché la crioconservazione attiene ai singoli centri ed è complicato avere una nozione precisa su quanti siano”, ha aggiunto Roccella.

Roccella: “Il problema delle adozioni si è molto intensificato”

“La situazione è molto complessa, la legge è molto delicata, non trattiamo cellule e tessuti, come qualcuno ha detto, trattiamo embrioni, ovuli già fecondati, cioè possibili bambini. Seguiremo la legge sulle adozioni, cercheremo di fare una legge in cui assimiliamo l’adozione dell’embrione all’adozione di un bambino”, ha detto ancora la ministra del governo Meloni. “Ci sono tanti problemi, il primo è costituire con certezza lo stato di abbandono dell’embrione. Ci siamo posti il tema, visto che il problema delle adozioni ora si è molto intensificato, perché i bambini adottabili sono sempre meno e anche le adozioni internazionali sono sempre meno, perché gli stati, con la crisi demografica, tendono a considerare i bambini come un ‘bene’ demografico, oltre al fatto che ci sono anche condizioni geopolitiche difficili per cui alcuni stati hanno chiuso, per motivi di conflitti, questa strada”, ha concluso.