Nel giorno in cui, a Madrid, si sono riuniti i leader sovranisti di tutta Europa nel vertice dei Patrioti, la segretaria del Pd Elly Schlein, dal palco del congresso di +Europa a Roma, invita il centrosinistra all’unità contro i nazionalismi.
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— Più Europa (@Piu_Europa) February 8, 2025
Schlein: “Rigurgito nazionalista, internazionale si sta coordinando”
“La fase che stiamo vivendo è una fase di rigurgito nazionalista molto pesante in tutto il Mondo, anche nella nostra Europa. È una fase in cui questa internazionale di nazionalisti, è un paradosso ovviamente, si sta coordinando, si sta scegliendo gli stessi mezzi, le stesse parole d’ordine, gli stessi nemici. Diversi nemici, nemici diversi, soprattutto i diversi sono nemici, e allora sono i migranti, i giornalisti liberi, i magistrati, i sindacati, gli attivisti, le opposizioni politiche, l’Europa stessa, le persone Lgbtq+“, ha detto Schlein nel suo intervento.
Schlein: “Nazionalisti non invincibili, insieme possiamo batterli”
“Arrivo carica di un sentimento positivo a questa vostra assemblea. Sono tante le questioni che ci uniscono e su cui stiamo e dobbiamo continuare a insistere insieme”, ha detto ancora la leader del Pd. Parlando di quella che definisce una “internazionale di nazionalisti” nel mondo e in Europa, Schlein sottolinea che “ogni giorno c’è un nemico su cui spostare l’attenzione, anche l’attenzione delle risposte che non stanno dando e che non vogliono dare. Pensate ai primi atti così violenti dell’amministrazione di Trump. Ce ne fosse stato uno sui salari, uno sul diritto alla salute delle persone, tutta propaganda ideologica sulla pelle delle persone più fragili“. Ed evidenzia: “E allora li dobbiamo e li possiamo battere perché non sono imbattibili. E lo abbiamo dimostrato anche in Italia dove i nazionalisti sono già al governo dal 2022, con il governo più a destra della storia repubblicana. Abbiamo dimostrato insieme, anche l’anno scorso, che non sono imbattibili. Dove uniamo le nostre forze, attorno a una agenda concreta, siamo riusciti insieme a batterli“.
Schlein a Meloni: “Da prima della classe a strumento di Trump il passo è breve”
“L’Europa oggi è più che mai di fronte a un bivio: o riuscirà a fare un salto di qualità nell’interazione e nell’unità, oppure rischia di essere cancellata“, ha poi avvertito Schlein. “Non dobbiamo aspettare di discutere cosa facciamo nel caso in cui Trump avvii la guerra commerciale a cui ha già accennato. Non dobbiamo aspettarla, dobbiamo anticiparla”, ha aggiunto, per poi chiamare in causa la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Se vuoi fare l’interesse dell’Italia qui la questione non è vantare amicizie privilegiate. Attenzione: da prima della classe a funzionale a un disegno di disgregazione da parte di Trump, il passo è molto breve. Allora anche da qui vorrei che dicessimo a Giorgia Meloni con chiarezza che la strada della trattativa bilaterale per cui ognuno si salva da sé ci porta tutti a schiantare. L’unica cosa che salva l’Italia è avere una Europa più unita, forte, integrata, che reagisca insieme”.
Schlein: “Vergogna Italia non abbia firmato lettera a difesa Cpi”
“In questi giorni se ne è parlato molto ma io penso davvero che sia una vergogna per la storia del nostro paese che l’Italia abbia deciso di non firmare insieme a 79 Paesi a difesa delle prerogative della Cpi, che è stata fondata proprio a Roma”, ha poi rimarcato Schlein.
Schlein: “Meloni non scappi da sue responsabilità, venga in Parlamento”
Una questione, quella della Cpi, che si intreccia con la vicenda del generale libico Almasri, arrestato a Torino su mandato proprio della Corte dell’Aia e poi scarcerato e rimpatriato con volo di Stato. E la leader dem si è di nuovo rivolta a Meloni. “Abbiamo fatto bene a fare insieme una conferenza stampa per chiedere chiarezza e piena luce sul caso di un torturatore libico che è stato riaccompagnato a casa con un volo di Stato, e che è stato riaccompagnato dove può continuare a torturare. Giorgia Meloni non può continuare a scappare dalle sue responsabilità, deve venire in Parlamento a chiarire perché abbiamo fatto una informativa l’altro giorno con due ministri che non hanno dato risposte a semplici domande poste”, ha detto. “Io temo che la verità” sulla scarcerazione e il successivo rimpatrio di Almasri “sia più semplice: avevano il timore che avrebbero smesso di fare il loro lavoro sporco in Libia, avevano timore di vedere clamorosamente il fallimento di quell’inumano modello dei centri in Albania, fatto in contrasto del diritto internazionale, dei diritti delle persone, con spreco di risorse economiche ed umane”.