Anm: "Abrogazione dannosa, ora cittadini più soli e indifesi"
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato, nell’ultimo giorno prima del termine dei trenta che stabilisce la legge, il disegno di legge Nordio che riforma il codice penale, il codice di procedura penale e l’ordinamento giudiziario. Il testo prevede, tra le altre cose, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.
Anm: “Abrogazione dannosa, ora cittadini più soli e indifesi”
La cancellazione del reato di abuso d’ufficio, contenuta nel ddl Nordio promulgato oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è “una scelta dannosa, direi. E l’introduzione del peculato per distrazione (prevista nel dl Carceri, ndr) è servita solo a evitare di incorrere in una procedura di infrazione per contrarietà alla disciplina europea, cosa che l’Anm aveva peraltro più volte segnalato”. Lo dice a LaPresse il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro.
“Per giustificare l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio è stato detto che c’erano molte indagini e pochissime condanne. Ma, focalizzare l’attenzione sul numero di condanne e non sul disvalore del fatto, è fuorviante. Non mi pare d’altronde che analogo approccio il Governo abbia avuto per il nuovo reato anti-rave per il quale, dal dì della sua introduzione, ci sono stati pochissimi procedimenti e, a quanto consta, nessuna condanna”, osserva Casciaro, affermando: “La verità è che l’abrogazione dell’abuso d’ufficio lascerà il cittadino più solo e indifeso di fronte alle angherie dei pubblici ufficiali. Alcune delle vittime proveranno forse a reagire censurando la legittimità degli atti amministrativi dinanzi ai Tar. Beninteso, se e quando potranno permetterselo, visti i rilevanti costi dei relativi giudizi. Chi non vorrà o non potrà farlo, si dovrà rassegnare invece al sacrificio dei propri diritti e delle proprie libertà”.
Abuso d’ufficio, Pittalis (FI): “Giusto abolirlo, è norma dannosa e desueta”
“Il reato d’Abuso di ufficio ha subito una serie di modifiche dal 1990 fino al 2020 nel tentativo di precisare i connotati della condotta punibile ma senza conseguire gli obiettivi prefissati, spesso per responsabilità della magistratura che ha sempre trovato il modo di vanificare gli sforzi del legislatore riallargando i margini applicativi della fattispecie. E’ una norma incriminatrice desueta e dannosa, percepita dagli amministratori e dai funzionari pubblici come la causa di una esposizione ad un rischio elevato di responsabilità penale. Pensando ai danni prodotti dal solo avvio delle indagini, determinando la paralisi dell’azione amministrativa in un momento storico in cui occorre portare a compimento le opere pubbliche legate al Pnrr, rappresenta un ostacolo alla ripresa del Paese con un costo di circa il 2% del Pil”. Dichiara a Tgcom il deputato di Forza Italia e vicepresidente in commissione Giustizia alla Camera, Pietro Pittalis. “I numeri confermano che è una norma desueta e dannosa poiché, a fronte di un numero di iscrizioni nel registro degli indagati, solo una esiguità di queste si trasforma in sentenze di condanna”.
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