Dal "ragazzi vi vedo nervosi" alla replica di Conte: "Secondo lei il problema è la mia pochette?"
Stavolta Matteo Salvini c’è, anche se per una manciata di minuti appena, buoni comunque per un abbraccio con Giorgia Meloni sui banchi del governo prima di lasciare Montecitorio per andare a incontrare il ministro degli Affari esteri del Turkmenistan. La premier, dopo il passaggio in Senato, ier era alla Camera per il dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo di queste ore a Bruxelles, e ancora una volta parlando dell’Ucraina mette nel mirino le opposizioni.
“La posizione del governo è chiara, oggi grazie al fatto che c’è una maggioranza di centrodestra l’Italia è una nazione che rispetta i suoi impegni, e non possiamo dire se sarebbe la stessa cosa nel caso in cui al governo ci fosse l’attuale opposizione” attacca la presidente del Consiglio, che riserva una stoccata diretta al Pd: “Oggettivamente mi pare che ci sia una questione maggiore nel famoso campo largo, e non parlo della posizione molto chiara e cristallina del M5s, parlo anche delle ambiguità di un Pd che spiega a noi cosa dobbiamo fare e poi si astiene sull’invio delle armi all’Ucraina”. A chi le chiede di parlare con Salvini e Orban per chiarire il loro sostegno all’Ucraina, Meloni replica invece che “in entrambi i casi parlano le decisioni e i voti”.
Voti che a livello italiano dicono che “la posizione del governo è chiara”, mentre a livello europeo ricorda che “siamo riusciti negli ultimi due Consigli europei sia a mandare avanti l’accesso dell’Ucraina all’Ue sia a garantire una revisione del bilancio pluriennale che consente di sostenere l’Ucraina per i prossimi quattro anni”. Quindi, è il ragionamento della premier, “quando parlo con persone con le quali ho buoni rapporti è capace che riesca a portare a casa dei risultati”. Da qui l’ennesima stoccata al Pd: “Se provate a parlare con i vostri alleati del M5s magari riuscite a fare lo stesso miracolo, l’Ucraina ve ne sarà grata”. Meloni incalza il centrosinistra, si lascia andare a un “ragazzi, vi vedo sempre un po’ nervosi” che innesca le proteste dell’opposizione. Si rivolge poi al dem Peppe Provenzano “a cui sfugge una piccola differenza tra Al-Sisi e Putin, e cioè che Putin ha invaso una nazione vicina”.
Al momento delle dichiarazioni di voto a prendere la parola sono sia Giuseppe Conte che Elly Schlein. Il leader del M5s, che ieri a palazzo Madama era stato attaccato dalla premier, torna sul punto: “Secondo lei il problema degli italiani è la mia pochette o l’elmetto che ha messo agli italiani? Non vogliono la terza guerra mondiale dove lei ci sta portando. Con questa strategia abbiamo prodotto morti, distruzioni, il risultato di indebitare gli italiani per inviare sempre più armi e lei come premio ha avuto un bel bacio sulla testa per la fedeltà a Biden e a Washington”. Dura anche la replica della Schlein che, a proposito delle parole di Meloni sulla posizione dem in merito al sostegno a Kiev, ci tiene a ricordare che “il Pd ha sempre mantenuto un atteggiamento coerente e avanzato richieste chiare. Al di là delle sue fake news”. La segretaria, infine, parla di “buona notizia” in riferimento al fatto che Meloni “non ha rinnovato le sue felicitazioni in occasione della quinta rielezione di Putin. Ce ne ha messo di tempo, ma pare abbia capito che Putin non è un fiero democratico che vince libere elezioni. Questo è un passo avanti, ma del resto quello che rimane della vecchia Meloni è ben poco”. “Continui a cambiare idea, lo faccia su salario minimo, premierato e autonomia” è quindi il messaggio finale di Schlein alla premier che lascia l’Aula solo dopo la fine dell’intervento.
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