Premierato, arrivano le modifiche del governo: più poteri a chi viene eletto

Se FI benedice l'intesa è il silenzio della Lega a fare rumore. Circa 2.000 gli emendamenti presentati fin qui dalle opposizioni

La maggioranza trova la quadra sul Premierato. Sono i leader, a partire da Giorgia Meloni, a sciogliere il nodo che riguarda i poteri del presidente del Consiglio eletto e quelli dell’eventuale ‘secondo’ premier. Cambia quindi, ancora una volta, l’art.4 del disegno di legge costituzionale, che nella ultima versione, depositata in commissione Affari costituzionali attraverso un emendamento del Governo, prevede che “in caso di revoca della fiducia al Presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata“, il Presidente della Repubblica sciolga le Camere. Una possibilità contemplata – ed è un’altra novità – anche se il premier eletto si dimette volontariamente, perché “previa informativa parlamentare, può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, che lo dispone”. Solo se questo non avviene e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il Presidente della Repubblica “può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio”.

Giorgia Meloni, dalla Giappone, ribadisce la linea. “La democrazia funziona se risponde alla volontà dei cittadini. È quello che noi stiamo cercando di realizzare” con il Premierato, “non mi stupisce che altri, che in questi anni hanno privilegiato i governi costruiti nel palazzo, siano contrari, ma rimane che abbiamo avuto un mandato dagli italiani e intendiamo portare avanti la riforma che io considero in assoluto la madre di tutte le riforme”, insiste. E se FI benedice l’intesa e la ministra Elisabetta Casellati si dice soddisfatta per aver “trovato una sintesi chiara che mette tutti d’accordo”, è il silenzio della Lega a fare rumore. Dentro la maggioranza è ancora una volta il presidente emerito del Senato Marcello Pera a evidenziare le criticità della modifica messa nero su bianco: “C’è ancora lavoro da fare – ammette – Un governo che sia stato battuto sulla fiducia su un provvedimento non è in dimissioni volontarie, ma obbligatorie, e perciò, secondo l’ultimo testo noto, non potrebbe chiedere lo scioglimento del Parlamento”.

In ogni caso dal momento che la proposta di modifica è stata depositata dal Governo, si riaprirà il termine per depositare eventuali subemendamenti, che andrebbero a sommarsi ai circa 2.000 emendamenti presentati fin qui dalle opposizioni (1.853 il conto esatto, ai quali si aggiungono i 4 firmati da Elisabetta Casellati).I gruppi di minoranza si dividono tra chi sceglie di presentare solo alcune proposte di modifica di merito, come il M5S che ne presenta 12, Azione 8 e Iv 16 e Pd e Avs che rilanciano anche sul fronte dell’ostruzionismo rispettivamente con 817 e oltre mille emendamenti. I dem delineano una proposta che guarda al modello tedesco e chiedono alla maggioranza “un confronto vero”, annunciando comunque battaglia. Il M5S preme per “smontare la riforma” anche attraverso il ricorso alla sfiducia costruttiva e il potenziamento degli strumenti di coinvolgimento popolare. Le proposte di modifica dei renziani, invece, riguardano il principio del ‘simul simul’, con la cancellazione della norma anti-ribaltone e del “pasticcio del ‘secondo premier'”, l’abolizione del bicameralismo paritario e l’istituzione del Senato delle autonomie, la possibilità data al premier di nominare e revocare i ministri e il limite dei due mandati per il presidente del Consiglio. “Adesso vediamo come succederà in commissione – spiegano dal quartiere generale di Iv – Così com’è è un pasticcio e difficilmente noi potremo votare un pasticcio”.