“Venti anni ci separano dalla terribile strage di Nassiriya. Venti anni da quel vile e brutale attentato in cui morirono 19 italiani. In questa Giornata, dedicata al ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, l’Italia onora e ricorda tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la pace e la sicurezza della nostra Nazione e del mondo. A loro, e a quanti ogni giorno sono impegnati nelle aree più travagliate, va la nostra profonda riconoscenza“. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in ricordo dell’attentato jihadista contro i carabinieri a Nassiriya.
“Il 12 novembre 2003 è un giorno che rimarrà scolpito, per sempre, nella memoria nazionale. Il popolo italiano non dimenticherà mai ciò che vent’anni fa è successo a Nassiriya, il più grave attentato terroristico subito dall’Italia nelle missioni internazionali di pace nelle aree di crisi. Sono ancora vivide nelle nostre menti le immagini di quella drammatica giornata e la profonda commozione che l’attentato suscitò in tutta la Nazione, che non mancò di tributare agli eroi di Nassiriya un fortissimo sentimento di affetto e riconoscenza”, aggiunge Meloni, che poi sottolinea: “Il Governo rivolge un doveroso e riconoscente omaggio a tutti i connazionali che hanno sacrificato la propria vita nei teatri operativi dove l’Italia è impegnata per difendere la libertà, la pace e la sicurezza”.
“Il ricordo dei caduti è un dovere soprattutto verso le giovani generazioni, affinché attraverso la memoria possano conoscere e ammirare l’esempio di chi ha donato la vita per costruire la pace – afferma – L’anniversario di oggi è l’occasione per esprimere, ancora una volta, l’orgoglio che il Governo prova nei confronti degli uomini e delle donne, delle Forze Armate e del personale civile, impegnati nelle missioni di pace e che con il loro impegno, la loro dedizione e la loro professionalità rendono onore ogni giorno al Tricolore”. Il Governo, conclude la premier, “rivolge un pensiero particolare ai connazionali che prestano servizio nei teatri più complessi e che, alla luce dei recenti avvenimenti sul piano internazionale, devono far fronte a situazioni estremamente critiche e che comportano l’assunzione di grandi rischi e responsabilità“.
“A 20 anni dalla strage di Nassiriya ricordiamo tutte le vittime militari e civili nelle missioni internazionali di pace”. Lo ha scritto su X il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Ancora oggi, nel loro ricordo, donne e uomini coraggiosi rappresentano l’Italia nelle aree di crisi. Sempre per la pace, la libertà e la democrazia. Grazie”, ha scritto ancora Tajani.
“Oggi, nella Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, il nostro pensiero commosso va ai 19 italiani morti vent’anni fa nella strage di Nassiriya in Iraq, il più grave attentato terroristico subito dalle nostre Forze Armate. Onore a loro e a tutti coloro che hanno dato la vita e la rischiano quotidianamente per difendere l’Italia”. Lo scrive su X il ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini.
“Colpendoci, volevano fare piazza pulita dell’idea stessa che un gruppo di nazioni potesse mandare i propri soldati a consolidare la pace. Ma questo non avvenne perchè il nostro Paese reagì con un grande scatto di orgoglio e solidarietà. L’Italia pianse i propri soldati, ma non rinunciò a celebrarne l’onore. Nessuno si azzardò a dire che la loro morte era stata inutile o vana”. Così in una intervista a Il Giornale, il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Quel giorno capii anche un’altra cosa. Chi presta servizio nelle Forze Armate rischia ogni giorno la sua vita per assolvere il proprio dovere. Ecco perché il suo lavoro non puo’ essere considerato uno dei tanti, ‘normali’, lavori e comparti del lavoro pubblico”, afferma. “In Iraq stiamo formando le forze armate locali. Quindi costruiamo rapporti che dureranno decenni perchè modelliamo la classe dirigente delle forze armate e delle forze dell’ordine irachene di domani.Ma consolidare la nostra presenza in quel paese significa anche saper dialogare con gli amici come con i nemici. Attraverso le forze sciite irachene passa anche la possibilità di un ponte con l’Iran da usare quando e se può servire. E come dimostra la trattativa sugli ostaggi di Israele è sempre essenziale avere canali aperti con tutti”, sottolinea Crosetto.