Giorgia Meloni è intervenuta sulla situazione in Medioriente parlando in un punto stampa nel corso della visita a bordo del cacciatorpediniere della Marina Militare ‘Durand de la Penne’. “Confesso di essere abbastanza preoccupata dallo scenario generale, ma penso che c’è un lavoro che si possa fare, e che non a caso stiamo facendo per evitare che il conflitto possa avere una escalation che sfugge al controllo”, ha aggiunto la presidente del Consiglio.
“Noi in queste ore stiamo lavorando con tutti gli attori della Regione, ho sentito diversi capi di stato e di governo nei giorni scorsi, stiamo cercando di scambiare informazioni e di mantenere contatti a 360 gradi proprio per lavorare il più possibile per evitare una escalation che possa portare a un conflitto regionale e quindi molto, molto più esteso”, ha detto la presidente del Consiglio secondo cui è “sicuramente una fase molto delicata”. “Oggi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è in Israele e sarà anche in Giordania. Credo sia una fase nella quale sia a livello di alleati, sia a livello degli attori che possono essere coinvolti nella Regione, bisogna mantenere le interlocuzioni al più alto livello possibile”, ha concluso Meloni.
“Non c’è attualmente un livello di allerta particolare in Italia”, ha detto ancora la Premier: “Una delle primissime cose che abbiamo fatto nel giorno degli attacchi atroci di Hamas è stato proprio quello di rafforzare la sicurezza dei luoghi sensibili e delle nostre comunità ebraiche – ha ricordato la premier –. Chiaramente, come ho già detto giorni fa, ritengo possa esserci un rischio emulazione”.
La premier ha poi detto di essere “stata estremamente colpita”. “Secondo me – ha continuato Meloni – è un elemento di valutazione di questa vicenda, dal fatto che i miliziani di Hamas volessero riprendere scene così atroci. È una cosa che deve fare riflettere nella dinamica di questi giorni, e chiaramente questo può portare anche al rischio che qualcuno ritenga di dover emulare un tale terrore”. “Tutti i nostri servizi di sicurezza sono su questo allertati, ovviamente. Credo che alcune valutazioni si debbano fare, anche sul tema di controllare chi entra, chi arriva, in particolare sulla rotta balcanica. È uno degli elementi sui quali lavoriamo incessantemente, ed è anche la ragione per la quale abbiamo stretto questa visita” in Africa “che era molto importante” ma che arriva “in una fase delicata”.