Il ministro ai microfoni di LaPresse: "Serve soluzione che consenta il mantenimento del sito produttivo"
Il tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy aperto con azienda e sindacati sulla Magneti Marelli di Crevalcore? “Credo” sia andato “molto bene, perché l’azienda ha colto il nostro invito a sospendere sine die, cioè senza limiti di tempo, il provvedimento e a sedersi per un confronto che noi pensiamo possa essere costruttivo con tutte le parti – e quindi i sindacati, la Regione e il Governo – per indicare una soluzione che consenta il mantenimento del sito produttivo di questo gioiello industriale del Made in italy e della filiera dell’automotive e anche, nel contempo, di delineare con chiarezza qual è il piano industriale di Marelli, anche negli altri siti importanti e significativi che producono nel nostro paese. Siamo sulla strada giusta.”. Così il ministro Adolfo Urso al termine dell’incontro di questo pomeriggio. I sindacati chiedono però anche l’attivazione del fondo da 6 miliardi e 300 mila euro. “Ma il fondo – precisa il ministro ai microfoni de LaPresse – è attivo. Sei miliardi e 300 milioni di euro, il fondo automotive, da qui al 2031. Ed è attivo sia sul piano degli incentivi, che vanno modulati e scadenzati nel tempo, sia sul piano ovviamente dei contratti di sviluppo, degli accordi di innovazione, per quello che si può fare sul piano della offerta. Io credo che sia necessario incrementare l’utilizzo del fondo per garantire la riconversione industriale delle aziende dell’automotive in questo processo verso l’elettrico che noi dobbiamo rendere compatibile. Per questo è necessario impegnarci in sede europea come già abbiamo fatto cambiando in maniera sostanziale un dossier strategico come era quello dell’Euro 7, dove le posizioni italiane sono state recepite dalla Commissione e dal Consiglio d’Europa. Si tratta di un nostro significativo successo – io credo che questo impegno debba continuare sia sul tavolo europeo. In tal senso potremmo pensare di meglio modulare queste risorse che, però non sono impiegabili nell’anno 2023-2024, ma che sono risorse da qui al 2031, per poter poi via via accompagnare i cittadini e le aziende che producono componenti in Italia, e quindi i veicoli italiani, in questa difficile e impegnativa transizione industriale“.
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