L'incontro era inizialmente previsto lunedì ma è stato spostato per la visita di Draghi a Canazei dopo il disastro della Marmolada. Il leader M5S: "Abbiamo accumulato disagio politico"

“Lasciamo perdere le dichiarazioni tipo ‘Tutto il calcio minuto per minuto’. Aspettiamo domani e vediamo se il M5S voterà la fiducia al Governo”. Quando si è da poco concluso l’incontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, a palazzo Chigi vogliono che a parlare siano “i fatti”. Il faccia a faccia è andato bene, il clima è stato “collaborativo e positivo”, viene fatto filtrare. Non solo. I due si confrontano da soli, senza staff o consiglieri presenti, ma secondo i racconti degli uomini più vicini al presidente del Consiglio, è proprio il suo predecessore a mettere da subito le cose in chiaro: “Il M5S non uscirà dal Governo, continuerà a sostenerlo”, riferiscono. Certo il leader pentastellato chiede attenzione su alcuni temi e presenta all’inquilino di palazzo Chigi un documento in nove punti: si va dal reddito di cittadinanza (“Non permettiamo più che sia messo quotidianamente in discussione. Vogliamo parole chiare”) al salario minimo, da una rateizzazione straordinaria delle cartelle alla necessità di sbloccare “con assoluta urgenza” il meccanismo di cessione dei crediti che incaglia il superbonus. Draghi ascolta “con attenzione” i temi sollevati e molti tra questi, – sottolineano da palazzo Chigi, “si identificano in una linea di continuità con l’azione governativa”. Draghi ha già preso posizione a favore del reddito di cittadinanza, viene fatto notare. Sul salario minimo il cantiere è già aperto, come dimostra la convocazione dei sindacati il prossimo 12 luglio. E anche sulle cartelle i lavori sono in corso, la linea. “Ci sono richieste che arrivano da tutte le forze di maggioranza, noi siamo al lavoro per dare risposte ai cittadini, per fare le cose in base alle risorse che abbiamo”. Anche sul superbonus qualcosa si muove. L’idea è quella di mettere a punto una norma “risolutiva” che “chiuda la vicenda una volta per tutte” perché “agire ancora una volta con un provvedimento estemporaneo potrebbe rendere necessaria una nuova correzione di rotta tra qualche tempo e non si può continuare a creare caos, visto che la situazione è già molto ingarbugliata”.Nell’immediato, però, Conte ha bisogno di portare a casa qualche risultato da dare in pasto ai ‘falchi’ che chiedono di uscire dalla maggioranza.Racconta a Draghi e mette nero su bianco nel documento che consegna al premier di “un forte disagio politico” accumulato, fatto anche di “attacchi pregiudiziali, mancanze di rispetto e invettive” volte “a distruggere la nostra stessa esistenza”. Poi, però – così come deciso dal Consiglio nazionale – non strappa. Incontrando i cronisti subito dopo il faccia a faccia il leader M5S si dice “disponibile a condividere una responsabilità di governo” a patto di “un forte segno di discontinuità”, ma poi a sera torna sui suoi passi. Smentisce la linea fatta filtrare da palazzo Chigi e raddrizza il tiro rispetto alle sue stesse parole. “Mai assicurato il sostegno al governo, ho detto che ci sono delle richieste molto chiare e dalle risposte valuteremo la prospettiva di continuare a collaborare con il governo. Le risposte saranno determinanti”, assicura. Dal Governo nessuno vuole cedere al ‘botta e risposta’. Tutto viene ridotto a “dinamiche e preoccupazioni interne” e viene fatto notare quanto detto da Cinte subito dopo l’incontro di fronte alle telecamere.Una prima prova della tenuta del Movimento, in ogni caso, si avrà domani.Sul decreto aiuti, infatti, dopo la tensione degli ultimi giorni il Governo ha posto la questione di fiducia, che verrà votata domani. Per il Consiglio nazionale il M5S dovrebbe esprimersi a favore e astenersi poi lunedì quando è in programma il voto finale sul provvedimento, ma i gruppi premono per uscire dal Governo e dare il via ad un appoggio esterno.

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