Il capo dello Stato ribadisce la linea. Il presidente M5s: "Non c'è altra strada che la diplomazia"
“Il traguardo di umanità a cui è necessario tendere resta la pace”, ma questa è “inscindibilmente connessa alla libertà, al diritto, alla giustizia”. Sergio Mattarella è a Udine, parla ai ragazzi della scuola frequentata da Lorenzo Parelli, il 18enne morto in fabbrica nell’ultimo giorno di tirocinio e ribadisce la linea. Dell’Italia e dell’Ue. Per raggiungere l’obiettivo di un negoziato che metta fine alla “guerra insensata, provocata dall’aggressione militare russa contro il popolo ucraino”, va sostenuta la “resistenza” di Kiev. La rotta tracciata dall’inquilino del Colle e battuta ogni giorno anche da Mario Draghi, è sostenuta anche dai partiti, ma con il passare dei giorni, dopo il nuovo invio di armi al fronte con il decreto firmato da Difesa, Mef e Farnesina, i distinguo non si placano.
Il dibattito si concentra ancora una volta, nel dettaglio, sulla tipologia di armamenti che l’Italia, sempre in linea con gli altri Paesi europei, potrebbe mandare per sostenere chi combatte sul campo. In prospettiva, però, è nella strategia di supporto a Kiev che le forze politiche potrebbero dividersi. In quest’ottica sempre più vicini sono M5S e Lega, mentre continua a invocare “responsabilità” il Pd. “Come Movimento 5 Stelle chiediamo che l’Italia non si limiti passivamente a fare da spettatrice interessata, ma in ogni contesto internazionale si faccia sentire e indirizzi e persuada gli alleati a sposare una sola agenda politica: la pace e l’ostinazione della diplomazia. Non c’è un’altra strada”, insiste Giuseppe Conte, che ieri ha chiesto a Draghi e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di riferire in aula e sulle armi continua a fissare paletti. “Siamo contrari ad armamenti sempre più letali e pesanti. Carri armati non ne vogliamo inviare”, dice chiaro. “Noi stiamo aiutando umanitariamente, economicamente e militarmente il popolo ucraino. L’importante è parlare di pace”, gli fa eco Matteo Salvini. Pieno “sostegno” al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica, invece, da parte di Enrico Letta. “Credo che tutti debbano avere questo atteggiamento – insiste il segretario dem -. È quello che stiamo facendo noi del Pd, spero che sia lo stesso atteggiamento di tutti, soprattutto è il momento di operare guardando all’obiettivo di fare bene, non di prendere un voto o due voti in più. Stiamo dando il nostro contributo perché la posizione italiana sia la più equilibrata possibile, rispettosa dei sentimenti di tutti con l’obiettivo della pace”. Non solo. “Noi sosteniamo convintamente il governo Draghi e a volte ho l’impressione che siamo gli unici. E questo mi fa riflettere, mi fa chiedere cosa ci stanno a fare gli altri partiti”, aggiunge l’ex premier.
L’unità delle forze politiche, in questo momento più che in passato, è decisiva anche per il Governo. Perché oltre a quella sul campo l’Europa sta combattendo una guerra “energetica” e la situazione si fa, con il passare dei giorni, più complicata. La battaglia per il tetto Ue al prezzo del gas si coniuga con una strategia comune da mettere in campo sul possibile pagamento in rubli delle forniture in arrivo da Mosca. Lunedì alle 14 si riunirà a Bruxelles il vertice straordinario dei ministri dell’energia e nel pomeriggio dovrebbe tenersi il Consiglio dei ministri per varare il nuovo decreto aiuti-energia (Roberto Cingolani dovrebbe, infatti, restare a Roma, pur essendo sempre in contatto con chi segue il dossier a livello internazionale). Anche in questo caso, la direzione di marcia la dà Sergio Mattarella: “Tante sono le sfide davanti a noi in questi tempi non facili. L’Italia ha dimostrato nei mesi passati di possedere le qualità morali per non lasciarsi confondere o distrarre dal proprio cammino e dai propri valori. Quando aumentano le difficoltà – ricorda il Capo dello Stato – siamo capaci di trarre una forza supplementare dall’unità di intenti, che pure fa salva la diversità e la ricchezza degli apporti. È parte della nostra cultura, della nostra civiltà”.
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