L'attuale inquilino del Colle "punto di riferimento nelle scelte che devono essere compiute alla luce della Costituzione"

 Tra i tanti nomi ‘papabili’ emersi in questi giorni di elezioni per il capo dello Stato, due strizzano particolarmente l’occhio alla Chiesa cattolica. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e Pierferdinando Casini, storico leader dell’Udc. La prima è stata una candidatura ‘di bandiera’ avanzata dal leader del Pd Enrico Letta, la seconda, avanzata dal leader di Iv Matteo Renzi, resta in campo, anche se non decolla.

 La Cei però non si sbilancia: “Non mi soffermo su nomi particolari, non mi sembra il caso di farlo”, risponde il segretario generale, monsignor Stefano Russo, messo alle strette dai cronisti, dopo la sessione invernale del consiglio permanente.

 Russo continua, come aveva già fatto il presidente dei vescovi italiani, Gualtiero Bassetti, introducendo i lavori, ad appellarsi al “desiderio di unità” espresso dal Paese. L’auspicio è quello che i leader politici raggiungano un nome non divisivo quindi, e, a questo punto, quasi invocano un Mattarella bis.

 L’esempio dell’attuale inquilino del Colle, “come uomo e statista”, sottolinea il segretario della Cei, è un “punto di riferimento nelle scelte che devono essere compiute alla luce della Costituzione”.

 E’ una “figura di unità. In questo momento più di sempre abbiamo bisogno di figure di questo tipo, che ci aiutino a camminare insieme in un tempo così difficile”, spiega ancora. E spera in una figura che “davvero possa svolgere questo ruolo di garanzia per tutti”.

 L’immagine ideale, quindi, ha proprio quelle caratteristiche che hanno contraddistinto Sergio Mattarella, insiste: “Tenere il Paese unito ed essere, da questo punto di vista, un punto di grande garanzia”.

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