Avvertimento agli alleati da parte di Tajani che rilancia la candidatura di Berlusconi
Forza Italia frena (di nuovo) sulla possibilità di far ‘traslocare’ Mario Draghi al Colle più alto. “Sarebbe uno straordinario presidente della Repubblica, ma se va al Quirinale – dice chiaro Antonio Tajani – bisognerebbe votare”. Il coordinatore nazionale degli azzurri, in realtà, non fa che ripercorrere il ragionamento fatto più volte, anche pubblicamente, da Silvio Berlusconi. L’accordo per questo Governo di emergenza nazionale è stato fatto sul nome dell’ex presidente Bce, venendo meno la sua guida, è il senso, verrebbe meno anche il vincolo che ha portato alla nascita dell’esecutivo e l’unica alternativa sarebbero le elezioni anticipate. Anche perché, viene ribadito, non c’è nessun altro nome che abbia una forza pari o superiore in grado di tenere insieme una maggioranza così eterogenea, specie con l’avvicinarsi della scadenza elettorale. Non solo, anche le condizioni eccezionali di un anno fa, con la epidemia da contrastare e il Pnrr da scrivere, non ci sono più, dal momento che la situazione sanitaria è migliore e anche il piano europeo non avrebbe problemi, dal momento che, con Draghi al Quirinale, “ci sarebbe lui a vigilare che le cose vengano fatte bene”.
Il non detto, sia pur rilevante, è che – dopo l’ennesimo no di Mattarella al bis – escludere anche il premier dalla lista dei ‘quirinabili’, significherebbe farci rimanere, a pieno titolo, anche Silvio Berlusconi, che nulla avrebbe da invidiare ai nomi di Pier Ferdinando Casini, Giuliano Amato o Marcello Pera – che pure vanno per la maggiore nei totonomi di questi giorni.
Il messaggio in bottiglia è per quanti (tanti), consapevoli di essere al loro ultimo ‘giro’ in Parlamento, di anticipare la scadenza del proprio mandato non hanno alcuna voglia. La partita a scacchi tra i leader, comunque, è appena all’inizio. E si gioca tra le coalizioni ma anche al loro interno. E se è vero che Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono detti pronti a sostenere l’ex Cav, è anche vero che i contatti tra i big sono costanti e tra i più disparati. La leader FdI smentisce di aver “mai parlato di Quirinale con il segretario Pd Enrico Letta in via riservata”. Il Nazareno, in realtà, mantiene la linea del massimo riserbo. “Catapultare i nomi delle personalità più autorevoli del nostro Paese nel tritacarne del totoQuirinale ha un duplice effetto perverso: indebolire ogni opzione ambiziosa e al contempo sfilacciare giorno dopo giorno la maggioranza”, è il ragionamento che viene fatto dallo stato maggiore. I Dem osservano con preoccupazione quanto accaduto dalle Amministrative in poi: troppo numerosi, viene fatto notare, sono gli ‘incidenti’: “Piccoli posizionamenti tattici o messaggi in codice sul Colle che minano l’azione del governo”. E’ successo al Senato con il decreto Capienze, ma ormai anche di fronte al premier – come accaduto ieri in Consiglio dei ministri sulla proposta di un contributo di solidarietà da destinare al fondo contro il caro bollette – la maggioranza si è spaccata: M5S, Pd e Leu da una parte e centrodestra e Iv dall’altra. Il partito di Matteo Renzi, alle prese con ‘ipotesi di collaborazione e di intergruppo’ con Coraggio Italia, oggi perde una ‘pedina’ a palazzo Madama. Il senatore Leonardo Grimani, infatti, lascia il gruppo e va a sedere nel Misto: “La spinta del progetto riformista – punta il dito – si è esaurita”. “Tutti i gruppi ormai sono incontrollabili – rivela un senatore – lo dimostra quello che è successo nel voto su Lotito e Carbone: è finita 155 a 102, 503 voti di scarto sono tanti. Chi vuole portare Draghi al Colle e Franco a palazzo Chigi dovrà farsi bene i conti”.
Al Nazareno osservano ma, per ora, prendono tempo. “Una forza politica responsabile come il Pd affronta un dossier alla volta e con serietà. E adesso bisogna chiudere bene la legge di bilancio e decidere per il meglio per evitare complicazioni nella gestione fin ho esemplare della pandemia. Il caos non giova a nessuno”, è il refrain. Il risiko Quirinale, in ogni caso, ha già offerto diversi cambi di fronte: “Quante volte – ragionano i Dem – il centrodestra ha cambiato idea su Berlusconi, ad esempio? – E Italia Viva, che ostenta un fervore da ultrà per Draghi quasi che la carriera del presidente del Consiglio fosse emanazione di Renzi, fa il bene o il male di Draghi, qualunque sia il futuro dell’ex Presidente della Bce?”.
Matteo Salvini, intanto, lavora per ‘mettere in sicurezza’ il Quirinale, non dovesse andare in porto la ‘pazza idea’ di Berlusconi. “Ce la metteremo tutta per arrivare a eleggere un presidente della Repubblica realmente equilibrato e di garanzia, senza la tessera del Pd in tasca – assicura – Perché non è possibile che il presidente della Repubblica venga sempre da sinistra”. Quanto al voto, dice ad avversari e alleati, “se stiamo uniti noi le elezioni politiche le vinciamo e per 10 anni guidiamo il Paese e gli diamo il futuro che si merita”.
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