Copasir, Volpi lascia e chiede dimissioni di massa. Salvini: Urso? No ad amici Iran

Scossa nel Copasir: Volpi si dimette dalla guida del Comitato parlamentare per la sicurezza e con lui anche il senatore leghista Paolo Arrigoni

Scossa nel Copasir: Volpi si dimette dalla guida del Comitato parlamentare per la sicurezza e con lui anche il senatore leghista Paolo Arrigoni. L’annuncio arriva poche ore dopo la convocazione del vertice di centrodestra sulle amministrative, tuttavia, la successione degli eventi non nasconde nulla di buono. Il leader della Lega Matteo Salvini sente Giorgia Meloni e fissano per lunedì l’incontro, che mancava da gennaio, per decidere o almeno iniziare il percorso unitario per i prossimi candidati dei grandi comuni. Pace fatta? Nulla di tutto questo, solo a fine giornata si capisce che il vero bersaglio di questo cambio di strategia è solo Adolfo Urso, candidato di Fdi, esponente dell’opposizione, unico a poter rivendicare la poltrona di presidente del Copasir.

Il segretario è tagliente: “In questo momento gli amici dell’Iran non sono amici miei“. Il riferimento è ai presunti legami del senatore con la repubblica islamica. Salvini lancia, insomma, un altro guanto di sfida a Meloni e con le dimissioni dei suoi nella bicamerale altro non chiede che “tutti facciano la stessa cosa”, compreso Urso. Azzerare il Copasir, riportare l’equilibrio così come sancito dalla legge 124 ed eleggere il nuovo presidente. Salvini chiama a raccolta tutti, in realtà sembra rivolgersi a uno solo. Nessuno risponde presente, anzi, l’unico che aveva per primo rimesso il suo mandato, Elio Vito (Fi), le ritira e torna in campo. In serata sono solo due i dimissionari: i due leghisti. Da Pd, M5S e Iv infatti nessuna notizia di dimissioni, mentre l’altro componente di Fi, Claudio Fazzone, interpellato da LaPresse esterna la sua contrarietà a qualsiasi passo indietro volontario, richiamando alle proprie responsabilità i presidenti di Camera e Senato, Elisabetta ALberti Casellati e Roberto Fico.

E ora che succede all’interno del Copasir?

In questa cornice l’unico strumento nelle mani di Fico e Casellati è quello di chiedere al gruppo Lega i nomi per le sostituzioni e convocare la riunione per l’elezione del presidente. Nessun azzeramento d’imperio potrebbe essere imposto dai presidenti perché – come spiegano diversi costituzionalisti – il Copasir può esercitare le sue funzioni avendo la maggioranza con un minimo di sei e ad ora sono 8. Solo in caso contrario si potrebbe sciogliere la bicamerale. E l‘attrito tra Lega e Fdi potrebbe portare la bicamerale a galleggiare nello stallo dei lavori finché l’accordo politico non sia raggiunto. Secondo fonti parlamentari, interpellate da LaPresse, “l’unica soluzione è che Urso si dimetta, Meloni scelga un altro nome, che il Copasir voterebbe”. Perchè stando a diversi rumors, non è solo la Lega a non gradire il senatore di Fdi. Con la status quo, già complicato da una legge che non può essere applicata nel caso specifico (con un solo gruppo di opposizione rispettare l’esatta divisione di 5 a 5 tra i due schieramenti sovrastimerebbe Fratelli d’Italia, ndr), un candidato unico che non ha la maggioranza, costringerebbe, e solo in quel caso, i titolari di Montecitorio e Palazzo Madama ad azzerare il Copasir. Sono pochi infatti i precedenti e tutti collegati a una mancata maggioranza oppure a dimissioni di massa con l’impossibilità di far funzionare una bicamerale.

Il vertice di centrodestra per le amministrative

Il tutto quindi riporta al vertice del centrodestra di lunedì, durante il quale Salvini e Meloni dovranno trovare la quadra e un accordo su come superare lo stallo non solo sui candidati delle grandi città al voto. Il leghista non ha dubbi: “Diverse donne e uomini di alto profilo si sono messi a disposizione. Non faccio nomi, altrimenti si fa la fine che abbiamo fatto con Bertolaso e Albertini. Sono convinto che risponderemo bene alla grande voglia di cambiamento che c’è a Roma e Milano, come a Torino, Napoli e nelle altre cittàdel centrodestra”. La presidente di Fdi intanto incassa il risultato delle dimissioni di Volpi: “Non ne faccio una questione personale. Penso che le regole sia giusto rispettarle. Quando le regole della democrazia vengono meno non è mai una buona notizia. Ci stiamo mettendo un po’ ma tutto è bene ciò che finisce bene”. E invita i presidenti della Camere ad avere “un atteggiamento meno pilatesco di quello avuto in passato”.