L'ex presidente della Bce ha accettato l'incarico "per rilanciare il Paese"

Il governo di Mario Draghi, non di Sergio Mattarella. E con un uomo del calibro dell’ex presidente della Bce non poteva essere diversamente. L’economista che salvò l’Euro, risponde presente all’appello lanciato dal capo dello Stato, a disposizione per formare una squadra non di passaggio, non per occupare uno spazio temporale resosi vacante, ma per dare al Paese un esecutivo di “alto profilo” e “nella pienezza delle sue funzioni per adottare i provvedimenti via via necessari e non un governo con attività ridotta al minimo”.

Nulla di più lontano da un governo del presidente, insomma, nulla di più distante da quella squadra guidata da Mario Monti nel 2013, già diversa per caratteristiche personali dei due premier, per le situazioni economiche-finanziarie, sanitarie e sociali e soprattutto perché concepite su basi opposte.

Draghi dunque avrà carta bianca e viaggerà su un binario autonomo nella piena libertà di movimento spazio-temporale, prendendosi tutto il tempo necessario. Mattarella ha posto all’ex numero uno di Bankitalia un solo paletto: dar vita a un esecutivo di altro profilo che si occupi di dare impulso alla campagna vaccinale, che adotti provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi per evitare il blocco dei licenziamenti di marzo e che non si sprechi l’occasione del Recovery Fund. Su come e quando non ci sono paletti dal Colle, tantomeno indirizzi.

Sarà quindi l’uomo del “whatever it takes” a decidere che tipo di squadra chiamare a raccolta per portare il Paese fuori dall’emergenza. Di natura politica, tecnica o mista – come si ipotizza nei corridoi della politica -, una scelta che sarà fatta solo dopo un attento ascolto dei partiti e delle forze politiche in parlamento. Sarà insomma Draghi a condurre il gioco che porterà a una eventuale maggioranza e in questo gioco rientra lo stesso Giuseppe Conte. Il colloquio a palazzo Chigi, di oltre un’ora, conferma la consapevolezza politica di Draghi che l’ex premier ha, non solo l’ambizione di non scomparire, ma anche una ciurma pronta a seguirlo nel sostenere o meno un nuovo esecutivo. Posizione di cui Draghi dovrà tenere conto, perché l’obiettivo è quello di portare a termine la legislatura e per questo ha bisogno del sostegno di tutti gli attori in campo.

Escluso quindi che Draghi accetti di guidare un governicchio. Quella che vuole costruire – e su cui ha avuto il placet di Mattarella – è una formula che prevede la massima espressione di movimento. Piuttosto salirà al Colle per rimettere il mandato. Nessuna lista dei ministri, dunque, sarebbe già scritta sul tavolo dell’economia, che il solo nome in campo per guidare il Paese, fanno notare gli osservatori più attenti, ha rinvigorito Piazza affari. Nessuna preclusione per Draghi, tantomeno per Mattarella, il governo che verrà dovrà essere espressione del premier. Per ora solo incaricato.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata