L'ipotesi di un governo Conte Ter ancora in bilico
Il confronto va avanti, ma i nodi restano tutti da sciogliere. I rappresentanti dei gruppi che si sono detti pronti a dar vita a un nuovo governo politico a partire dal perimetro della maggioranza che ha sin qui sostenuto il Conte due, sono stati convocati al tavolo da Roberto Fico questa mattina, a partire dalle 9.30 . L’esploratore, al termine del primo giro di consultazioni, ha registrato una “disponibilità comune” ad andare avanti nel confronto per raggiungere “una sintesi”, ma – hanno ammesso gli sherpa – “gli scogli arriveranno nelle prossime ore, quando si parlerà di programma e temi”.
Oggi a Montecitorio si riuniscono i capigruppo, mentre sottotraccia continui e frenetici restano i contatti tra i leader e gli ‘ufficiali sul campo’. Dal raggiungimento dell’accordo, evidentemente, dipenderà il quadro che il presidente della Camera, entro martedì, dovrà presentare a Sergio Mattarella. Il borsino della crisi, secondo i ben informati, vede le quotazioni tra un Conte Ter e un governo istituzionale (i nomi in pole restano quelli di Mario Draghi, Marta Cartabia o Carlo Cottarelli) in continua evoluzione. “Siamo 50 e 50”, filtra dal quartier generale renziano, mentre più ottimisti per un reincarico al premier dimissionario (“almeno 70-30”) restano dem e pentastellati. Certo, la consapevolezza delle difficoltà è comune. “Senza accordo complessivo si va poco lontano – è il refrain – Noi ci stiamo provando, ma è dura”.
Matteo Renzi ribadisce quelle che sono le ‘condizioni’ di Iv. Per il leader serve “un documento scritto. Puntuale. Con dentro tutte le cose che vogliamo fare”. Dopo quanto accaduto, mette in chiaro, “non accetteremo di uscire da questa crisi senza un impegno solenne, scritto, sui contenuti”. E’ qui che le distanze restano e appaiono difficilmente colmabili. A Fico restano due giorni prima di riferire della sua ‘esplorazione’ a Sergio Mattarella, la dead line è martedì. Iv chiede discontinuità su Recovery, giustizia, scuola e piano vaccini (rinunciando al “prendere o lasciare” sul Mes). Ai temi, evidentemente, corrispondono i nomi. Roberto Gualtieri, dopo essere stato blindato dal Pd, viene ‘riconfermato’ al Mef anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, rendendo più complicate le mire di Renzi su via XX settembre. Più semplice, viene riferito, potrebbe essere la discussione in materia di giustizia. In questo caso il nodo da sciogliere riguarda la prescrizione. Anche il Pd preme per riformare l’istituto che disciplina la durata dei processi. E se l’obiettivo di Renzi è il guardasigilli Alfonso Bonafede, per i dem è tutta questione di “intelligenza politica”. In questo momento, è il ragionamento, “i totem non servono e basterebbe un piccolo passo indietro sulla prescrizione per farne molti in avanti, ad esempio sulla riforma del processo civile e di quello penale”, non cambiando per forza l’inquilino di via Arenula. Anche sulla scuola, così come sulla campagna vaccinale, la battaglia renziana è dura. A ballare, almeno nella strategia di chi guida l’attacco, sono le ‘poltrone’ di Lucia Azzolina e Domenico Arcuri, ritenuti i principali responsabili. Quanto sarà disposto a ‘cedere’ il M5S? Giuseppe Conte accetterebbe di rivedere la campagna vaccinale?
Altro macigno sul tavolo che si riunirà oggi è quello delle riforme. Pd, M5S e i piccoli partiti centristi chiedono di andare avanti con l’approvazione di una legge elettorale di stampo proporzionale. Renzi, dopo aver parlato con Fico, sul tema non si è espresso, ma per Iv l’ok alle richieste degli alleati dovrebbe avere quale contropartita l’inserimento nella trattativa della revisione del bicameralismo perfetto e della riforma del titolo V. Sul proporzionale, però, potrebbe staccarsi anche FI. La trattativa continua.
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