Al Colle LeU, Iv e Pd. Renzi spinge per un mandato esplorativo ma non a Conte

Le consultazioni entrano nel vivo e benché al Colle sia salito Matteo Renzi in persona, le incertezze su questa crisi al buio restano. Chi si è seduto a colloquio davanti al capo dello Stato, in un Quirinale blindato nelle rigidissime misure anti-Covid, ha percepito la preoccupazione di Mattarella per uno strappo inopportuno e gestito senza contezza del momento segnato dalla pandemia e dalla crisi economica. Il No del leader di Italia viva a Giuseppe Conte, a telecamere accese e negli spin consegnati dopo che la delegazione ha lasciato il palazzo, sicuramente mettono nero su bianco una indisponibilità dell’ex premier a parlare con il capo del governo dimissionario, ma non per sempre. Insomma quello che emerge sembrerebbe una richiesta di tempo per dirimere, prima dell’eventuale incarico, alcune questioni di natura squisitamente politica. Un mandato esplorativo, potrebbe essere questa una delle ipotesi da cavalcare domani, dopo aver accolto nelle due sale dedicate (quella degli Arazzi di Lille e quella del Bronzino) prima il centrodestra e poi i 5Stelle, per chiudere infine nel salone delle Feste. Almeno per ora. La persona potrebbe essere anche il presidente della Camera, Roberto Fico, mediatore apprezzato anche nel Partito democratico, oppure si potrebbe scegliere la strada di una riflessione del capo dello Stato, per aiutare il dialogo tra Renzi e Conte. Anche perché, registra chi ha avuto modo di confrontarsi con l’inquilino del Colle, l’operazione ‘responsabili’ o ‘costruttori’, parola usata per nobilitarne il mandato, suscita ancora un certo scetticismo in Mattarella, non per l’operazione in quanto tale, piuttosto per le prospettive a lungo termine.

E’ lo stesso Ricardo Merlo, capo delegazione del nuovo gruppo in Senato a sostegno di Conte (Europeisti-Maie-Cd) a riportare in chiaro, in modo irrituale, le parole del presidente della Repubblica. “Ha detto che e’ una situazione critica e che questa crisi va risolta presto – dichiara candidamente – Noi abbiamo fatto il nome di Conte, senza di lui può entrare più tranquillamente Iv ma uscirebbero altri”, annota ancora. Scontato ovviamente il sostegno all’avvocato pugliese, che oggi, nel borsino delle consultazioni, può dire di aver incassato il ‘sì’ per un terzo mandato dalle Autonomie, anche se condizionato. Parte del gruppo in Senato, quello rappresentato dal valdostano Albert Laniece ha posto infatti un condizione: “Vorrei auspicare una maggiore attenzione per la montagna in un futuro governo, visto che per la nostra realtà ci sono stati degli aspetti critici. Io mi sono permesso di suggerire al presidente della Repubblica, per superare questa riduzione di sensibilità, di prevedere un maggiore equilibrio di rappresentanza territoriali nella lista dei ministri. Il mio appoggio dipenderà dagli impegni che il governo vorrà prendersi su questo tema”. Il Conte ter viene blindato anche da Leu, con in aggiunta Sandro Ruotolo, senatore del Misto a palazzo Madama. “La soluzione di questa crisi passa per una ripartenza del Governo Conte e un ampliamento della base parlamentare della maggioranza”, dicono i capigruppo delle due Camere, Loredana De Petris e Federico Fornaro. Senza però, scandiscono “partire da veti nei confronti di nessuno e nella consapevolezza della difficile fase economica e di emergenza sanitaria che sta vivendo l’Italia”. Anche il Partito democratico, con il segretario Nicola Zingaretti, si schiera dalla parte del premier dimissionario: “Auspichiamo la soluzione della crisi in tempi brevi e abbiamo manifestato la disponibilità del Pd a sostenere un Governo guidato dal presidente Conte che si è confermato un punto di equilibrio avanzato nelle forze politiche”. Un governo, precisa, “che possa contare su un’ampia e solida forza parlamentare”. Questa la condizione che si sposa con il ‘No’ alle maggioranze raccogliticce già ampiamente trattate dal Nazareno. Unico diniego registrato al Conte ter – almeno per oggi – è quello di Emma Bonino, alla guida della delegazione di +Europa e Azione in Senato. La senatrice con un filo di voce, ma decisa, ha spazzato via ogni sopravvivenza di questa maggioranza richiamando alla necessaria ‘discontinuità’ per uscire dal pantano. La soluzione della crisi per Bonino è una ‘maggioranza Ursula’: “Noi saremo disponibili a dialogare con un nuovo premier incaricato, che abbia un profilo autorevole, europeista e riformatore, che coinvolga le forze che nel Parlamento europeo sostengono la commissione a guida Ursula Von der Leyen”. Una posizione che apre quindi a Forza Italia su cui non solo Bonino, Richetti e Magi puntano, qualora si consumasse per il Conte ter un fallimento, per ora solo annunciato.

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