La Ministra ex bracciante chiede coraggio all'Esecutivo.Il pentastellato Crimi: contro ogni sanatoria 

 Governo spaccato sulla regolarizzazione dei migranti. Teresa Bellanova non arretra e, sentendosi spalleggiata  dall'appoggio di Pd e Leu, sfida il Movimento 5 Stelle minacciando addirittura di dimettersi, se la sua proposta non passerà nel prossimo decreto economico. "Non sono qui a fare tappezzeria", avvisa la ministra delle Politiche agricole, che punta il dito soprattutto verso la pentastellata Nunzia Catalfo: "Ha paura che la regolarizzazione saturerebbe il mercato del lavoro". Invece la coordinatrice nazionale di Italia viva chiede "coraggio" al governo, "altrimenti è la mia permanenza in questo ministero a essere inutile, io sono una combattente".

 Bellanova è ferma sul principio: regolarizzare gli immigrati che lavorano senza contratto e senza tutele. La crisi degli stagionali è diventata oggi grave in Italia, senza nemmeno l'apertura dei corridoi verdi europei. Mancano oltre 200 mila lavoratori. C'è poi il nodo colf e badanti.

 Dai Cinquestelle, però, il no è secco: "Se c'è una sanatoria modello Maroni, Bossi, Fini e altri noi non ci stiamo", dice il capo politico, Vito Crimi, anche se l'ala sinistra del suo gruppo spinge per mettersi in linea col resto della maggioranza.

 L'argomento è caldissimo, di quelli che basta una piccola scintilla per far divampare il fuoco. Ma nella coalizione gli equilibri sono abbastanza chiari. "Crimi deve essersi confuso, forse ha pensato di essere ancora alla stagione del primo governo Conte", ironizza il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che poi affonda il colpo: "Il Movimento ci dica se sta con chi sfrutta i migranti o con chi difende i diritti di tutti". Lo segue a ruota Pietro Grasso: "Chi si oppone sottovaluta l'importanza per la nostra economia delle migliaia di persone che ad oggi sono invisibili e devono invece avere diritti, pagare le tasse, versare i contributi". Anche nel Pd la posizione è netta: "La regolarizzazione dei migranti è prima di tutto un atto di umanità", sottolinea il responsabile Lavoro della segreteria dem, Marco Miccoli. Mentre il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, prova a calmare gli animi: "Si può risolvere tutto senza minacciare le dimissioni".

 Il no è totale dalle opposizioni, Lega e FdI in testa. Per Matteo Salvini "la situazione sta sfuggendo di mano" e "nemmeno la grave emergenza sanitaria ed economica che ha colpito il nostro Paese fa desistere la sinistra dell'accogliamo li tutti, non è questa l'idea di Italia che ho in mente". Ma sul tema si è espresso anche Papa Francesco, che in udienza generale rilancia l'appello dei lavoratori sfruttati, "in particolare mi ha colpito quello dei braccianti agricoli", invitando "a fare della crisi l'occasione per rimettere al centro la dignità della persona e la dignità del lavoro".

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