La Lega verso l'astensione o l'uscita da Palazzo Madama

Il voto su Matteo Salvini oggi in Senato ci sarà. Fratelli d'Italia e Forza Italia presenteranno un ordine del giorno all'assemblea, non facendo mancare le 20 firme necessarie affinché palazzo Madama si esprima sul 'no' a processo nella vicenda Gregoretti. L'odg confermerebbe la posizione di coerenza tenuta finora sul caso, rimarcando la necessità che il ministro dell'Interno sia messo nelle condizioni di svolgere pienamente il proprio ruolo e funzioni. Senza la richiesta da parte dei due partiti di centrodestra, infatti, il caso dei 131 migranti – per cui Salvini è accusato di sequestro di persona – si sarebbe chiuso con il semplice accoglimento del parere della Giunta per le Immunità, che il 20 gennaio aveva dato il via libera al processo nei confronti del leader della Lega.

Salvini non scappa, anzi, in una riunione di gruppo ha chiesto ai suoi parlamentari di non impedire il processo, coerentemente con quanto sostenuto anche negli ultimi giorni, perché è sua ferma volontà avere un chiarimento, in tribunale, sulla legittimità del proprio operato. Una posizione che ha trovato contrario l'intero gruppo, che ha invece prospettato una astensione, o di non partecipare al voto. La decisione non è stata ancora presa, molto probabilmente poco prima che si riunisca l'aula i leghisti scioglieranno la riserva. Una cosa è certa: non voteranno 'sì' all'autorizzazione a procedere. Inoltre, viene spiegato, la stessa Giulia Bongiorno, che domani interverrà durante il dibattito, ha sconsigliato all'ex capo del Viminale di farsi votare contro dal suo stesso partito, evitando così di fornire ai giudici una "ammissione di colpevolezza". "Non è stata una riunione semplice", viene riferito, con Salvini che più volte ha parlato dei propri figli e della necessità di spiegargli che "papà non è un delinquente".

Salvini avrà quindi a disposizione il suo palco per difendersi, quasi a rete unificate, e per ribadire che le sue azioni sono state guidate dalla volontà di proteggere il paese e che la decisione è stata adottata in base "alla linea politica del governo". Dallo scranno della Lega in Senato, il Capitano chiamerà in causa sia il premier Giuseppe Conte, sia l'allora vicepremier Luigi Di Maio, perché "sapevano ed erano d'accordo". Per una questione di numeri Salvini sa che non si riproporrà l'esito del caso Diciotti, insomma con la nuova maggioranza giallorossa – e con i 5Stelle pronti a votare a favore della richiesta – il caso Gregoretti darà soddisfazione alla richiesta di autorizzazione a procedere del Tribunale dei ministri di Catania. Pertanto l'obiettivo è quello di sfruttare al massimo i benefici mediatici e far passare il concetto, che deve arrivare fino ai giudici siciliani: che anche per la nave Gregoretti si è trattato di una decisione "collegiale".

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