In Emilia Romagna sfida Bonaccini-Borgonzoni, in Calabria Santelli-Callipo. Il M5s corre da solo
Il giorno della verità. Dopo una campagna senza esclusione di colpi oggi gli elettori di Emilia Romagna e Calabria sceglieranno i loro presidenti. Oltre 5.5 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per un voto che va oltre la semplice disputa regionale. Gli occhi di tutti, infatti, saranno puntati in primis verso palazzo Chigi dove l'attesa è spasmodica. Dopo la debacle dell'Umbria, il governo giallorosso ha deciso di correre separatamente ma la sostanza non cambia: l'esito di questa consultazione ne condizionerà il futuro.
La partita cruciale è ovviamente quella dell'Emilia Romagna, dove il centrosinistra rischia per la prima volta di abdicare. Lì da oltre un mese ha piantato le tende Matteo Salvini giocando il match all'attacco come da sue caratteristiche. Il leader della Lega ci ha messo la faccia mettendo inevitabilmente in secondo piano la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni, e trasformando la corsa al posto di governatore in quella per la guida del Paese. "Prima li mandiamo a casa domenica e poi andiamo a dare l'avviso di sfratto anche al governo", l'ultimo tweet di chiamata alle armi del 'Capitano'.
Dall'altra parte della barricata il presidente uscente Stefano Bonaccini ha scelto una strada diversa, quella di una corsa imperniata sul suo nome e sui risultati ottenuti dalla sua amministrazione. Non per niente l’appello finale è quello al voto disgiunto per gli elettori del M5S e della sinistra fuori dalla sua alleanza: "Non rinunciate al vostro simbolo, ma non consegnate questa regione alla destra sovranista. L'Emilia-Romagna non lo merita, e impedire che accada è responsabilità di ciascuno di noi", le sue parole per raggranellare tutti i consensi possibili in quella che si preannuncia come una battaglia all'ultimo voto. Diversa la situazione in Calabria dove il centrodestra pare avere la strada spianata e la candidata Jole Santelli già canta vittoria: "Sento un buon vento", dice mentre il suo rivale Pippo Callipo, sostenuto dal centrosinistra, invita i calabresi al voto perché: "Più votiamo e meno peserà il voto clientelare”.
Se la partita doppia dovesse finire in parità il governo tirerebbe un sospiro di sollievo ma in caso di cappotto dell'opposizione il premier Giuseppe Conte si troverebbe davanti a un incendio su due fronti, esterno ed interno, davanti al quale la sua conclamata abilità di 'pompiere' potrebbe non bastare. All'interno delle mura di Palazzo Chigi, infatti, salirebbe inevitabilmente la tensione fra gli alleati. In casa Pd la scelta del M5S di correre da solo, specie in Emilia Romagna dove ogni voto è fondamentale, non è stata ancora digerita del tutto. Italia Viva, dal canto suo, è pronta a sfruttare la situazione per spingere l'esecutivo verso politiche più gradite al neonato partito di Matteo Renzi su tutti i dossier più caldi. Fuori dalla porta, invece, il presidente del Consiglio si troverebbe il trio Salvini-Meloni-Berlusconi, in stretto ordine di intenzioni di voto, letteralmente aggrappato al citofono nel più classico dei 'C'è posta per te'. Fare orecchie da mercante, almeno a lungo termine, potrebbe essere un'impresa davvero troppo ardua anche per l’uomo capace di restare in sella pure nel passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso.
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