Il premier ottimista sui chiarimenti chiesti da Bruxelles sulla legge di bilancio. E avverte: "Possibili supplementi di riflessione ma non può essere stravolta"

La lettera da Bruxelles sulla manovra? Si tratta di una normale interlocuzione con la Commissione europea, cui l'Italia non si sottrarrà. Ostenta ottimismo, il premier Giuseppe Conte. E' reduce dell'ennesima nottata a discutere con le forze di governo sulle misure da mettere in legge di Bilancio. E, dopo la maratona per l’intesa, la missiva comunitaria che chiede chiarimenti non lo preoccupa: verrà data una risposta rassicurante, messa a punto dal ministero del'Economia.

Da Bruxelles chiedono informazioni aggiuntive rispetto al Draft Budgetary Plan inviato ai commissari europei la settimana scorsa. L'Italia ha fissato il rapporto Deficit/Pil al 2,2%, più basso rispetto al 2,4% inizialmente immaginato dal passato governo giallo-verde. Il vero problema riguarda, da una parte, il debito pubblico, che l'Eurostat ha recentemente ricalcolato alla percentuale record del 134,8% del Pil. Dall'altra parte, la Commissione non è convinta dalla deviazione dello 0,7% sul saldo strutturale. Palazzo Berlaymont chiedeva un miglioramento del saldo strutturale dello 0,6%. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, invece, prevede un peggioramento dello 0,1%. Anche immaginando che venga concessa la flessibilità dello 0,2% per eventi inaspettati, l'Italia rimarrebbe comunque fuori target.

Ma a Palazzo Chigi, dove si ricorda ancora la fatica a convincere Bruxelles sulla legge di Bilancio nel 2018, questa trattativa non sembra gran cosa rispetto ai confronti estenuanti tutti interni alla maggioranza di governo. Dopo averli guidati pazientemente, confrontandosi prima con le singole delegazioni e poi in un tavolo allargato, Conte si dice soddisfatto, sottolineando che l'orizzonte temporale andrà ancora più in là, in modo da dare al suo progetto riformatore un respiro almeno triennale.

Parlando a Confesercenti, platea fredda per gli annunci di sanzioni per chi rifiuta l'uso della moneta elettronica, il premier ripete il mantra "pagando tutti, pagheremo meno". Sostiene di non aver subito ricatti sulle multe a chi rifiuta i Pos: il loro differimento a luglio 2020 viene definito una sintesi delle diverse parti, non la vittoria del M5S, che aveva espresso perplessità.

Insomma, come nel governo giallo-verde, alla fine delle riunioni-fiume deve essere trovata la giusta via di mezzo. Un messaggio di questo tenore viene rivolto a Matteo Renzi e la sua Italia Viva. "Sono possibili supplementi di riflessione, perché il disegno della legge di Bilancio non è ancora chiuso – concede il premier dopo un incontro a Torino -. Ma una volta operata una sintesi, non si può riaprire, non può essere stravolta".

Dello stesso avviso il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che, in una riunione con i parlamentari Pd, avrebbe sottolineato che molte delle richieste dei gruppi di maggioranza sono state già recepite nell'intesa a Palazzo Chigi. I margini per modificare la legge di Bilancio in Parlamento, quindi, sarebbero ben stretti.

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