Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzone annuncia con una lettera aperta il suo addio all'agenzia
L'addio era ampiamente annunciato ma non per questo fa meno rumore: Raffaele Cantone lascia la guida dell'Anac, l'autorità nazionale Anticorruzione che presiedeva dalla nascita, sotto l'egida del governo Renzi, nel 2014. E' lui stesso a spiegare i motivi in una lettera in cui annuncia il ritorno in magistratura definendo quella dell'Anac "un'esperienza entusiasmante ma ormai conclusa", anche "per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell'Anac e del suo ruolo".
I rapporti del magistrato napoletano, per anni in forza alla Dda della Procura partenopea in prima linea nelle indagini sui Casalesi, con il governo giallo-verde non sono stati semplici sin dal primo momento. Pochi giorni dopo aver giurato da primo ministro, Giuseppe Conte aveva evidenziato che "non abbiamo dall'Anac i risultati che ci attendevamo, forse abbiamo investito troppo". E se Cantone ha sempre difeso il codice degli appalti, Di Maio e Salvini non hanno mai perso occasione per ribadire di volerlo modificare. Partendo per esempio da quella norma introdotta con il decreto anticorruzione che ha innalzato a 150 mila euro il tetto per gli appalti con procedura diretta. "Lascio la presidenza dell'Anac con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all'estero", rivendica Cantone. Che non risparmia una considerazione amara: "La stessa Autorità nazionale anticorruzione, istituita sull'onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l'Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero". Anche perché, rimarca, "la corruzione è tutt'altro che debellata ma sarebbe ingeneroso non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient'affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d'Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore".
Se dunque il lavoro non è concluso, il clima è profondamente cambiato rispetto all'epoca del governo Renzi: ciò ha convinto Cantone ad affrettare di un bel po' il 'ritorno a casa' rispetto al suo mandato, che scadeva nel 2020. "Ho avanzato formale richiesta di rientrare nei ruoli organici della magistratura – spiega nella sua lettera – un atto che implica la conclusione del mio mandato di presidente dell'Anac, che diverrà effettiva non appena l'istanza sarà ratificata dal plenum del Csm". Per ora il magistrato tornerà all'Ufficio del massimario presso la Corte di Cassazione, dove prestava servizio prima dell'Autorità. La sua, assicura, non è stata una decisione affrettata: "È una convinzione che ho maturato progressivamente e che nei mesi scorsi mi ha spinto a presentare al Consiglio superiore della magistratura la candidatura per un incarico direttivo presso tre uffici giudiziari. Nelle ultime settimane le dolorose vicende da cui il Csm è stato investito hanno tuttavia comportato una dilazione dei tempi, tale da rendere non più procrastinabile una decisione".
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