Sempre meno probabile la caduta dell'esecutivo entro il 20 luglio e il voto a settembre, Lega e M5s pensano a rimescolare un po' le carte nei ministeri
La finestra del 20 luglio si sta chiudendo, la crisi di governo si allontana e un rimescolamento nella squadra 'del cambiamento' diventa sempre più probabile. Secondo Matteo Salvini, già questa settimana ci sarebbe dovuto essere il nuovo ministro degli Affari europei (sarà Lorenzo Fontana, che lascia la Famiglia e la Disabilità, con il premier, Giuseppe Conte, che avrebbe dato il suo ok), ma forse dovrà aspettare ancora un po' per il 'rimpasto' complessivo, magari dopo la nomina del commissario Ue alla Concorrenza, che spetta all'Italia (Giancarlo Giorgetti è sempre in pole position). Da tempo la Lega ha messo nel mirino alcuni colleghi Cinquestelle, in particolare Danilo Toninelli, responsabile delle Infrastrutture e dei trasporti, Elisabetta Trenta (Difesa), Giulia Grillo titolare della Sanità e Sergio Costa, a cui è stato affidato il ministero dell'Ambiente. Due dicasteri su tre di grande importanza, soprattutto per il portafogli che gestiscono. Le mire del Carroccio, però, sono più politiche che economiche.
Ognuno di queste deleghe si lega a doppio nodo a un progetto: il Mit e l'Ambiente alle grandi opere (Tav compresa), la Difesa per il contrasto all'immigrazione clandestina, e la Sanità che rientra pienamente nella partita dell'Autonomia. Avere il controllo di questi tre ministeri, e delle Regioni più importanti del Nord (Lombardia, Veneto, Piemonte sono già in mano al centrodestra e a breve si vota anche in Emilia Romagna), porrebbe il cammino di Salvini e i suoi su una comoda discesa. Il vicepremier, però, dovrà scontrarsi con la resistenza del Movimento 5 Stelle, che non ci sta a cedere su tutta la linea ai desiderata degli alleati, nonostante il periodo di grande difficoltà che vive dopo la debacle alle ultime elezioni europee. I Cinquestelle rintuzzerebbero l'assalto leghista chiedendo i ministeri dell'Istruzione, del Turismo e degli Affari regionali. Ma dovrebbe essere più una tattica per costringere i 'soci' a non diventare troppo pressanti.
Per quanto riguarda i nomi, a Di Maio non dispiacerebbe vedere Alessandro Di Battista 'sporcarsi' le mani, ma il 'pasionario' scrittore ed ex deputato non sembra intenzionato a entrare in partita. Ci potrebbe essere un avvicendamento al Mit con l'arrivo di uno tra l'attuale capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, o il presidente della commissione Trasporti di Palazzo Madama, Mauro Coltorti, indicato già prima delle politiche per il ruolo che è stato poi affidato a Toninelli. Sul 'sacrificio' di Giulia Grillo ha qualche dubbio il capo politico, ma nel caso potrebbe contare sull'attuale presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, Pierpaolo Sileri. Più difficile che Costa e Trenta lascino i loro incarichi, altrimenti sarebbe una resa e comunque il titolare del Mise non è scontento del loro operato. Il Carroccio, invece, rivuole due posti di sottosegretario al Mit (il giovane vicesegretario Andrea Crippa potrebbe subentrare ad Armando Siri o Edoardo Rixi). Infine, per il Mef scaldano i motori Alberto Bagnai e Claudio Borghi, che potrebbero sostituire il viceministro Massimo Garavaglia in caso di condanna (la sentenza di primo grado è attesa per il prossimo 17 luglio) nel processo per turbativa d'asta, nella sua veste precedente di assessore lombardo all'Economia. La partita comunque resta aperta, almeno fino a quando a chiudersi (definitivamente) non sarà la finestra di luglio, che rispedirebbe il Paese al voto a fine settembre.
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