Pranzo a tre a Roma per trovare una quadra: l'entusiasmo delle truppe pentastellate è ai minimi storici
Un pranzo per siglare la tregua. Ai piani alti del Movimento 5 Stelle anche due ore di tranquillità diventano ossigeno, in un periodo di grande confusione, con un malcontento che sta contagiando buona parte dei parlamentari e la base in fibrillazione per come si sta sviluppando la convivenza di governo con la Lega. Fa notizia, dunque, l'incontro tra Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio sulla terrazza dell'Hotel Forum di Roma, base operativa del comico genovese ogni volta che soggiorna nella Capitale. Perché il combinato disposto della debacle elettorale in Abruzzo, seguita a ruota dal voto che ha di fatto 'immunizzato' Matteo Salvini dal processo a Catania per il caso Diciotti, ha fatto scendere l'entusiasmo delle truppe pentastellate ai minimi storici.
Anche il garante e co-fondatore era stato critico, sui suoi social network, per la 'complessità' del quesito proposto agli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Salvo poi fare marcia indietro, spiegando che si trattava solo di una battuta. Spesso, però, l'artista genovese ha nascosto tra le pieghe dell'ironia messaggi dal contenuto molto serio. Ecco perché serviva un chiarimento, soprattutto ora che alle porte ci sono due appuntamenti cruciali: domenica prossima con le regionali in Sardegna (anche se i sondaggi dicono che il M5S è praticamente tagliato fuori dalla vittoria) e il 26 maggio per le elezioni europee. Le rilevazioni sono assolutamente negative, il trend dei pentastellati è in costante calo mentre gli alleati del Carroccio sembrano volare. Il vicepremier e ministro del Lavoro si giocherà tanto nei prossimi mesi così ha deciso di correre ai ripari, aprendo a una gestione 'collegiale' del Movimento.
Ci saranno personalità che affiancheranno il leader nella gestione, ma non nelle scelte. Una novità che sarà votata dagli iscritti, ma che per funzionare davvero avrebbe bisogno della 'benedizione' del co-fondatore. Stando a chi conosce il mondo 5S, Di Maio non ha ottenuto proprio quello che voleva da Grillo, ma nemmeno una bocciatura. La preoccupazione del comico – spiegano alcune 'voci di dentro' – è che se questo cambiamento non sarà portato avanti gradualmente e con la massima attenzione, rischia di diventare un boomerang, trasformando il Movimento in un 'partito normale'. "Tutti sperano, dopo i risultati amministrativi, che il M5S sia in calo anche a livello nazionale, questa è la solita sciocchezza", minimizza Di Maio dopo il pranzo con Grillo e Casaleggio (non avveniva dalla scorsa primavera a Ivrea, quando il governo giallo-verde era solo una speranza). Il garante, anche questa volta, ha deciso di tirare il freno a mano con il suo successore, così ha spiegato a telecamere e taccuini accesi che tra loro non è stata sancita alcuna pace, perché "non c'è mai stato un litigio, un bisticcio".
Siglata la 'tregua' ai piani alti, ora Di Maio deve rinserrare le file dei suoi parlamentari. Il dissenso c'è, esce allo scoperto e ha – per ora – le sembianze di gente come Paola Nugnes ed Elena Fattori. La senatrice campana "chi cambia idea su tutto e continuamente dovrebbe andare via" dal M5S non chi ne "difende i principi". Ancora più esplicita è la collega: "Io e Paola, essendo alla seconda legislatura, abbiamo l'obiettivo di uscire da quei palazzi con la coscienza a posto. Non so se sarò cacciata, spero di no, anche perché troverei inquietante essere cacciata per salvare Salvini". La situazione, insomma, non è ancora sotto controllo.