Mercoledì scorso l'ok definitivo del Parlamento, ora il provvedimento è in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. All'attacco il sindaco sospeso di Riace: "Sta generando orrori". Salvini: "Dalle parole ai fatti"
Mimmo Lucano si scaglia contro il decreto sicurezza. Nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, firma per la promulgazione, il sindaco di Riace attacca frontalmente. "Come si può rimanere indifferenti di fronte a questo decreto sicurezza, che sta generando degli orrori? – si chiede -. È una legge disumana".
Lucano fa poi riferimento alla tragedia accaduta domenica nella tendopoli di San Ferdinando, nella sua Calabria. "È morto bruciato vivo una ragazzo di 18 anni – spiega -. Questo clima di odio, questa società della barbarie, ci stanno portando a non avere nemmeno la sensibilità di comprendere quello che ci circonda. Rimaniamo indifferenti, come se ci fosse una forma di assuefazione a una logica che ormai pensiamo sia unica. Una condizione della società che io non ho mai vissuto prima".
Lucano arriva a parlare di un governo "profondamente fascista" che "discrimina gli esseri umani e se la prende con le categorie più deboli". Una critica che non è solo per il 'caro nemico' Matteo Salvini, ma anche per il M5S che è "succube di una logica perversa". Se Lucano attacca, il leader della Lega festeggia. "Il Presidente della Repubblica ha appena promulgato la nostra legge sicurezza e Immigrazione. Dalle parole ai fatti!", twitta soddisfatto. Per il vicepremier, infatti, il decreto, suo grande cavallo di battaglia, "dà più diritti ai rifugiati veri".
In difesa del sindaco di Riace, ed anche in prospettiva di possibili sfide future a livello nazionale, si schiera invece Nicola Zingaretti. Il candidato alla segreteria del Pd parla di una legge che "produrrà effetti devastanti su migliaia di esseri umani, spesso in condizioni di assoluta fragilità". La fotografia tracciata dall'attuale governatore del Lazio è desolante: "Migliaia di persone riversate in strada senza più diritti". Una scelta "immorale" che rappresenta pure "un fattore grave di debolezza e pericolo per l'intera comunità".
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