La Corte non si è espressa sull'incandidabilità dell'ex Cav per la legge Severino

Dopo cinque anni di attesa, la Corte per i diritti dell'uomo di Strasburgo non si pronuncia e lascia un grande punto interrogativo sull'incadidabilità di Silvio Berlusconi. La legge Severino ha violato i diritti dell'ex premier obbligandolo a decadere come senatore e impedendogli di candidarsi alle elezioni, comprese quelle del 4 marzo? A questa domanda non ci sarà risposta, visto che la Corte ha deciso di "cancellare dal ruolo" il ricorso presentato dai legali del Cav "tenendo conto di tutti i fatti del caso e in particolare della riabilitazione del richiedente l'11 maggio 2018" e "del suo desiderio di ritirare la denuncia". In sostanza una archiviazione, visto che la Grande Chambre dice che "le circostanze particolari relative al rispetto dei diritti umani non richiedono la prosecuzione dell'esame".

Un linea che era stata ampiamente annunciata dalle indiscrezioni dei giorni scorsi. Per la legge italiana, Berlusconi è già pienamente candidabile: la sentenza del Tribunale del Riesame di Milano dell'11 maggio scorso lo ha riabilitato, visto che aveva scontato la pena ai servizi sociali per la condanna passata in giudicato per frode fiscale nel processo Mediaset. Per questo motivo i legali dell'ex premier il 27 luglio 2018 avevano ritirato il ricorso a Strasburgo chiedendo che fosse cancellato dal ruolo, cosa che la Corte ha fatto. "Così come riconosciuto quest'oggi dalla stessa Corte, non vi era più necessità di proseguire nel ricorso essendo ritornato il presidente Berlusconi nella pienezza dei propri diritti politici" commentano gli avvocati Franco Coppi, Bruno Nascimbene, Andrea Saccucci e Niccolò Ghedini. Inoltre, ci tengono a sottolineare, sicuri che comunque Strasburgo si sarebbe espressa con parere "favorevole" sul ricorso, "una condanna dell'Italia avrebbe altresì comportato ulteriori tensioni nella già più che complessa vita del paese, circostanza che il presidente Berlusconi ha inteso assolutamente evitare".

Resta comunque il dubbio sulla legittimità degli effetti della legge Severino, che non solo l'ex presidente del Consiglio ha portato all'attenzione della Grande Chambre. A Strasburgo infatti devono avere una risposta i ricorsi di Marcello Miniscalco, escluso dalle liste elettorali regionali in Molise all'inizio del 2013, e quello di Giancarlo Galan, arrivato il 27 ottobre del 2016, dopo che Montecitorio ha deciso la decadenza del suo mandato di deputato per la vicenda del Mose.

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