Dal Nicaragua 'Dibba' commenta le ultime decisioni del governo e conferma: "Non mi candiderò alle Europee"
Alessandro Di Battista è tornato. O meglio diffonde il 'verbo' via etere dal Nicaragua, in preparazione del suo avvento per Natale. In verità non ha poi così tanta voglia di rientrare, lo fa sapere lui stesso in collegamento con la trasmissione Accordi & Disaccordi in onda sulla Nove, dove chiarisce che arriverà in tempo per la santa vigilia "solo per la parmigiana di mamma".
'Dibba' esclude velleità che potrebbero portarlo a Bruxelles. "Non mi candiderò alle Europee", chiarisce. Non sa se tornerà in viaggio o se seguirà la sua "grande passione", vale a dire la politica. Il Movimento drizza le orecchie. È in grande spolvero il 'più amato dai Cinquestelle'. Lancia persino un monito a Matteo Salvini, da semplice cittadino qual è ora: "Sia leale al contratto di governo perché qui nessuno ha voglia di tornare a votare". E se i 'rospi' da ingoiare diventassero troppi, Dibba ricorda al Movimento che nessuno è obbligato a "mantenere il potere per tutta la vita". Insomma, avvertimento lanciato.
Tuttavia, Di Battista non intende mettere in difficoltà i compagni dell'esecutivo e descrive il socio di minoranza come "incendiario nei toni ma democristiano nei fatti". Un colpo al cerchio e uno alla botte. "Sul Tav e sugli inceneritori Salvini è come Renzi", ammette, facendo un po' di campagna elettorale a vantaggio del M5s. Salvo poi subito riprendersi, "con Renzi non avremmo potuto fare molte leggi che invece con Salvini stiamo facendo", vedi superamento Fornero o "le picconate di Di Maio al Jobs act". Meglio la Lega del Pd, il "partito delle lobby", per un inedito Di Battista in versione real politik.
Stesso discorso per Pucciarelli alla presidenza della commissione Diritti umani: "Non mi piace affatto, ma quando ti siedi a un tavolino…". Poi rivela: "Pare che la Lega volesse mettere Pillon e il M5s gli abbia detto di no". I migranti? "Lo dico al M5s e a Salvini: non si fermano con i muri alzati o con i porti chiusi". A Ischia? "Nessun condono". Scoppiettante.
L'ex deputato non si tira indietro neppure sul Tap di cui aveva promesso lo stop nei primi 15 giorni di Governo: "Chiedo scusa ai cittadini del Salento perché li ho illusi e il primo sono stato io a illudermi", dice alle telecamere. Ma poi chiarisce che evidentemente quando parlava pensava che il "M5s avrebbe governato da solo e purtroppo non governa da solo". Promette quindi di fare "più pressione" affinché le promesse fatte, "e sulle quali abbiamo preso i voti", vengano mantenute. L'avvertimento a Di Maio è lanciato. Dibba si spinge fino a dire che bene hanno fatto i giornalisti a "metterlo al chiodo" per il gasdotto pugliese. Non chiede invece scusa per gli insulti lanciati alla stampa dopo l'assoluzione di Virginia Raggi (puttane, pennivendoli etc). "Sono un libero cittadino e scrivo quel che mi pare. Era evidente che non mi riferivo a tutti i giornalisti, nessuna generalizzazione". Quindi la stilettata a Massimo Giannini di Repubblica: "Massimo, non fare la verginella dei quartieri alti: esci dagli attici e dall'ipocrisia. Il quarto potere si vuole trasformare in primo potere. Compito vostro non è indirizzare l'opinione pubblica contro un movimento o verso un altro".
Dibba dixit. Il Cinquestelle lancia poi un endorsement particolare a Di Maio: "Io mi auguro che la carriera politica di Luigi continui tanto, anche perché per me è il miglior ministro dello Sviluppo economico che l'Italia potesse avere". Insomma, Di Maio potrà fare il ministro anche senza ricandidarsi: "Le regole del Movimento dicono questo, poi stiamo parlando per iperbole". È ormai chiaro che è lui – 'Dibba' – l'unico leader M5S in grado di sconfiggere Matteo Salvini, se sarà necessario.
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