I sondaggi non sorridono al Movimento e il capo politico corre ai ripari in vista delle sfide future

I sondaggi sono sulla scrivania di Luigi Di Maio ogni settimana, ma tutte le volte non sorridono al M5S. O, almeno, non quanto alla Lega. Da quando è partito il governo del 'cambiamento' i flussi pentastellati hanno avuto un calo graduale, fino a toccare le punte degli esordi, nel 2013, quando Grillo e Casaleggio li portarono al 29%. Un campanello d'allarme per l'attuale capo politico, che un calo se lo aspettava pure (è fisiologico per chi occupa la stanza dei bottoni), ma non così netto. Oltretutto, paradossalmente, la regressione non tocca il Carroccio che, anzi, continua a salire in un trend costante, inanellando successi importanti alle urne. L'ultimo alle Provinciali in Trentino, salutato con "estrema soddisfazione" da Matteo Salvini: "Perché sono le prime elezioni da quando è nato il governo, non sondaggi ed exit poll. Elezioni vere, non la Corte dei Conti, l'Inps e l'Ue".

Il confronto è impietoso: Lega primo partito col 27,9%, M5S fuori dai giochi con un misero 7,23%, quasi doppiato dal Pd (13,93%) che perde un'altra delle sue storiche roccaforti. Segnali scurissimi, pensando all'appuntamento più importante del prossimo mese di maggio, quando in ballo ci sarà il Parlamento Ue e, di conseguenza, la Commissione europea e a cascata le varie diramazioni delle istituzioni continentali, Bce compresa.

Serve una scossa ai pentastellati, e subito. Così dal palco di 'Italia 5 Stelle', Di Maio, ha annunciato che tra gennaio e febbraio presenterà il "manifesto per il cambiamento politico europeo, assieme ad altre forze europee". Il leader Cinquestelle vuole "creare un nuovo gruppo europeo che non guardi né a destra né a sinistra", con movimenti emergenti "di giovani e non giovani che stanno nascendo in tutta Europa". Forte del fatto che attualmente, nel Vecchio continente, solo il M5S ha responsabilità di governo, vuole mettersi alla testa di questa nuova creatura per riportare i suoi ad essere "protagonisti e ago della bilancia nel futuro Parlamento Ue".

Il progetto è ambizioso, ma nasce con un solido avversario da battere: la 'Lega delle Leghe' che sta formando Matteo Salvini con Marine Le Pen, il primo ministro ungherese Viktor Orban e le nazioni del gruppo Visegrad. Una 'corazzata populista' che vuole occupare l'Unione europea alle prossime consultazioni. Il piano è partito già da qualche anno, dunque è in fase molto avanzata, ma ora che il segretario federale è riuscito a ottenere lo status governativo di uno dei sette Paesi più industrializzati al mondo, di fatto, ha conquistato la leadership di questo gruppo. E con lui dovrà fare i conti anche Di Maio.

Se non troverà un accordo con Salvini per correre insieme alle urne (ipotesi smentita seccamente da entrambi gli schieramenti), il capo politico del Movimento 5 Stelle dovrà almeno stringere una sorta di 'patto di non belligeranza' con il Carroccio. Perché il bacino di elettori è praticamente lo stesso, con l'eccezione che il 'socio' di governo ha a disposizione anche l'elettorato di centrodestra di provenienza berlusconiana e una piccola parte di quello che si riconosce in Fratelli d'Italia. Ora che il Pd sembra finalmente battere qualche piccolo colpo di ripresa, si riducono invece gli spazi di manovra dei pentastellati. Di sicuro qualche deluso a sinistra ancora c'è, ma non in misura tale da consentire a Di Maio e i suoi di spiccare il volo come alle politiche.

Non sembra aver sortito chissà quali benefici nemmeno la presa di posizione sul decreto Fiscale. Il ministro dello Sviluppo economico ha ingaggiato per pochi giorni un braccio di ferro con gli alleati per eliminare condono penale e scudo per i capitali all'estero dalla manovra di bilancia, anche vincendolo parzialmente, ma in termini di consenso l'andamento è rimasto pressoché invariato. Il 30% non è lontano, ma nemmeno troppo vicino. E chissà se sarà bastato l'invito a cena del premier Giuseppe Conte per convincere i suoi vice a non farsi la 'guerra' alle europee (e magari durante la campagna elettorale). Anche perché il secondo tempo si dovrà giocare a Bruxelles, dove Di Maio spera di fare ancora squadra con Salvini.
 

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