Il discorso del governatore del Lazio lancia ufficialmente la sua candidatura alla segreteria del Pd
Voltare pagina senza abiure del passato. È il compito che s'intesta Nicola Zingaretti in tandem con Paolo Gentiloni alla convention 'Piazza Grande' che di fatto lancia la candidatura del governatore del Lazio alla segreteria Dem. In quale direzione andrà la metamorfosi del partito lo indica l'ex premier: "Il Pd si è fatto argine, ma ora è il momento della riscossa e di una grande alleanza per l'alternativa che vada oltre il Pd, di cui il Pd sia motore ma che vada oltre, a partire dalla società civile".
Insomma, nel giorno dell'undicesimo compleanno della creatura nata dalle ceneri della Margherita e dei Ds, è arrivato il momento dell'"oltre". Lo stesso Renzi lancia i suoi comitati civici perché il Pd da solo non basta più. L'oltre-Pd prevede, nell'intento di Zingaretti, lo stop "all'egocrazia" che ha dominato anche nel centrosinistra: "siamo una squadra". Il "pendolo" non deve pendere né dal lato del 'fuoco amico' denunciato da Renzi, che diverse vittime ha causato fra i Dem, né da quello della fedeltà a ogni costo. "Da me non troverete una macedonia di invettive contro i colleghi di partito", avverte il governatore che infatti evita di commentare la probabile candidatura di Marco Minniti a cui invece va il pubblico "grazie" di Paolo Gentiloni. L'ex presidente del Consiglio chiarisce anche quale sarà il suo ruolo in questa fase. "Il congresso non dev'essere una gara tra correnti, non dev'essere fonte di divisioni, purtroppo siamo già molto divisi", ammette Gentiloni, e l'abbraccio con Renzi in Piazza del Popolo il 30 settembre sembra essere stato ormai una vita fa. "Dico a Nicola, ai candidati, a quelli che si candideranno – prosegue -, che io mi impegnerò con tutte le mie forze, primo, perché il congresso si faccia e, secondo, perché il congresso renda più forte e più unito il Pd. Su questo, da parte mia potete contare". Gentiloni è schierato, ma pronto a fare un passo ulteriore – se ce ne sarà bisogno e occasione – per ricoprire il suo precedente ruolo. Lo stesso Maurizio Martina non fa mistero che la modifica dello Statuto con la separazione del ruolo di segretario da quello di candidato premier è "inevitabile".
A una settimana dalla Leopolda di Matteo Renzi all'ex stazione di Firenze, Zingaretti fa il pieno e riempie lo spazio congressi dell'ex dogana di Roma. Con lui molti big della ex minoranza Pd: Dario Franceschini, Piero Fassino, Roberta Pinotti, David Sassoli. E sabato anche Andrea Orlando. Ad ascoltarlo, in prima fila, anche Matteo Richetti, altro sfidante del governatore alle future primarie. Presente l'assessore milanese Pierfrancesco Majorino, il che fa pensare a un endorsement anche del sindaco di Milano Beppe Sala. E mischiato nella folla pure Roberto Morassut. La platea trasversale fa dire a Zingaretti: "Tante persone non si conoscevano, tante avevano litigato, invece ora si sono riunite a Piazza Grande per voltare pagina". Un segno di unità prima del 'via' alla corsa per le primarie.
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