L'ultimo segretario del Partito Comunista commenta la manifestazione dem a Roma contro il governo Lega-M5s
Achille Occhetto, coi i suoi 82 anni, ultimo segretario del Partito comunista, di piazze piene ne ha viste parecchie. Nonostante questo, però, a LaPresse racconta di essersi "commosso" guardando piazza del Popolo. "E' stata una piazza veramente bella e piena. Effettivamente alla vigilia c'era la paura che questo non avvenisse, visti gli elementi di crisi che serpeggiavano e che serpeggiano tuttora nel Pd, quindi è stata una grande sorpresa. Ma ciò che mi ha commosso è l'urlo corale 'unità, unità, unità' che si è levato dalla piazza. Credo che questo sentimento sia estremamente importante e che possa essere la base di una volontà di riscatto".
L'unità c'è stata. I dirigenti dem erano 'fianco a fianco'. Crede si tratti di un'unità reale o di facciata?
Secondo me non è né reale, quindi completamente realizzata, e nemmeno di facciata. Sono emersi alcuni elementi che indubbiamente uniscono i vari dirigenti e una comune volontà di lotta contro il Governo. Naturalmente si rende comunque sempre necessario, nell'unità, un dibattito serio tra posizioni diverse per ciò che riguarda la prospettiva che è il percorso più complesso da affrontare.
Tra i leader ieri in piazza vede il segretario 'giusto' per intraprendere questo percorso?
Non so dire oggi chi è il segretario 'giusto', però potrei dire quali sono i problemi che bisogna affrontare: bisogna uscire da quello che è stato il difetto di fabbricazione del Pd, che è stato invece di una contaminazione reale tra diverse componenti del riformismo italiano, per troppo tempo una fusione a freddo di apparati. Quindi a mio avviso è necessaria una 'costituente delle idee', attraverso le quali con grande serenità affrontare i nodi teorici e politici che sono ancora da affrontare. D: Martina ha detto che il Pd ha capito il messaggio degli elettori. E' davvero così? R: Beh, il messaggio è così forte che è difficile non capire. Martina ha individuato anche alcuni elementi, il distacco da alcuni settori importanti della società, la necessità di recuperare lo spirito di sinistra del partito. Naturalmente rimane poi aperto il problema di come recuperarlo e con quale linea politica.
Orfini dice che bisogna andare oltre il Pd, scioglierlo…
Credo che più di autoscioglimento bisogna parlare di autoridefinizione, la cosa fondamentale è questa. Io penso che il Pd debba essere una componente fondamentale di una nuova sinistra in cui accanto al Pd ci sono molte altre componenti. E non parlo dell'unificazione dei vecchi cocci della sinistra estrema e della sinistra moderata, che da questo punto di vista hanno gli stessi difetti di vecchio apparato, ma parlo della capacità di parlare alla società italiana e di trovare nella cittadinanza attiva una nuova alleanza democratica che sia più ampia, che vada oltre il Pd. Il che non implica però l'autoscioglimento ma l'autodefinizione dei propri compiti nella società italiana ed europea.
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