Posticipata di un giorno. La decisione vista la concomitanza con la partita più sentita nella capitale, in programma proprio il 29 settembre
Il Pd s'è desto. Dalle parti del Nazareno, dopo una lunga riflessione sono arrivati alla conclusione che chiamare il proprio popolo in piazza, in un momento oggettivamente difficile per la storia dem, in concomitanza con uno degli eventi più sentiti e 'controllati' a Roma come il derby della Capitale, era un autogol. Ecco, che così la manifestazione nazionale, inizialmente programmata per il prossimo 29 settembre, è slittata di 24 ore, a domenica 30 settembre, alle ore 14, in quella Piazza del Popolo che era la location preferita dagli organizzatori.
Il titolo non cambia, 'Per l'Italia che non ha paura. Insieme per il nostro futuro', anche se a qualche militante fa storcere il naso, perché avrebbe voluto un Pd più vicino, invece, a chi ha paura di Lega e M5S. E non cambia nemmeno l'obiettivo: "Scendiamo in piazza per costruire un'alternativa alla politica dell'odio, del declino, dell'isolamento e della paura. Scendiamo in piazza perché tante persone vogliono un Paese diverso: più giusto, più forte, più solidale, aperto al mondo e al futuro", si legge nel documento programmatico. "Le paure e le preoccupazioni che hanno i cittadini vanno riconosciute e possono essere superate soltanto insieme; soltanto unendo le forze perché nessuno si senta solo. Scendiamo in piazza perché costruire questa alternativa democratica è il nostro impegno", chiede il Pd.
Il segretario Maurizio Martina spiega di volere un evento "aperto" a tutte le forze progressiste, dal movimentismo all'associazionismo, per ricucire il rapporto con pezzi di sinistra e centro-sinistra che si erano allontanati dal Partito democratico in questi ultimi anni. "Ogni giorno che passa diventano sempre più evidenti i pericoli del governo giallo-verde, alla cui inaffidabilità gli italiani rischiano di pagare un prezzo molto alto", scrivono i dem nel manifesto. Citando il "prezzo economico" e il "prezzo sociale e culturale" che gli italiani pagherebbero per "le politiche di questo governo" che, "dietro la propaganda e il clamore sui social, oltre lo sdoganamento del razzismo, le scelte di fondo di questo esecutivo portano a un impoverimento dei ceti medi e a un arricchimento di chi ha già di più, come accadrà con la flat tax".
Sullo sfondo c'è una finestra aperta sul prossimo Congresso, che molti pezzi delle anime Pd vorrebbero a stretto giro di posta. O comunque ben prima delle europee, come indicato da Martina. La base vuole una linea e un leader, anche se per ora l'unico candidato 'ufficialmente' in corsa è Nicola Zingaretti. Nell'area renziana si cerca ancora un possibile competitor: il sogno resta Graziano Delrio, mentre non trova nessuna conferma la possibile entrata in campo della deputata umbra Anna Ascani. La diretta interessata smentisce seccamente: "Semplicemente non è vero". La speranza al Nazareno è che almeno la piazza del 30 sia più piena dell'arena congressuale.
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