E Di Maio sceglie il low profile. E si ritrova fianco a fianco con Rosato
Freschi di lotta e pronti per il governo. Mai come oggi, sulla tribuna delle autorità di via del Fori Imperiali, il nuovo esecutivo è la raffigurazione plastica di questa realtà. Abbandonate le urla su impeachment, alto tradimento, rivoluzione e voto subito, i neo ministri hanno messo la coccarda tricolore all'occhiello e si sono calati nella parte nel giorno più 'istituzionale' della Repubblica. E poco importa se fino a tre giorni fa si gridava al golpe: il 2 giugno si canta l'Inno di Mameli e si battono le mani ai servitori dello Stato.
E allora ecco Luigi Di Maio, vice premier che prenderà in mano i casi più complicati dell'economia italiana, parlare di "ricucitura di un paese" grazie al Movimento Cinque Stelle e Lega. Per un destino beffardo è in piedi vicino a Ettore Rosato, il padre delle legge elettorale bollata dal 'ragazzo di Pomigliano' come "norma truffa e antidemocratica". Ma non c'è spazio per gli odi: i due parlano, scambiano battute e danno l'aria anche di divertirsi.
Poco più in là, sempre in prima fila, meno sorridente e, a tratti, anche un po' imbronciato, c'è il nuovo capo del Viminale, Matteo Salvini: batte le mani quasi sempre, fatta eccezione quando a sfilare è la bandiera europea. Dà la sensazione di essere meno entusiasta degli altri ma, insieme al nuovo presidente del Consiglio, è il politico che più di tutti viene completamente assaltato dalla folla. La gente che, poco prima, oltre le transenne si è gustata la parata, le frecce e la bandiera che scendeva dal cielo, lo acclama come il nuovo salvatore. Tante le richieste di selfie ma altrettante quelle di aiuto. "Matteo pensaci tu", "sei un grande", "siamo con te", "non mollare" sono le frasi che risuonano mentre il leader leghista cerca di guadagnare l'uscita dai Fori.
Non si sottrae alle folla neanche Giuseppe Conte, volto e storia tranquillizzanti. Ancora prima di scendere dalla tribuna, scambia qualche battuta con la gente, cerca di tranquillizzare chi si dice allarmato ed esorta a "tenere duro". Il premier, sempre molto elegante, cerca di non alimentare false speranze e molto sobriamente sottolinea: "Non ho la bacchetta magica ma ce la metterò tutta".
Sia Conte che Salvini coprono lo spazio dalla tribuna a piazza Venezia a piedi, attorniati da un nugolo di persone in visibilio. Era dai tempi del governo Monti che la folla non mostrava così tanto entusiasmo ed esaltazione. Nel giugno del 2012 chi sperava di tagliare davvero col passato, si rivolgeva al professore e al suo esecutivo come se si trattasse di redentori. La storia li ha delusi. Avanti i prossimi.
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