Era uscita l'ipotesi di un incarico a lui conferito
Ha rimesso al presidente della Repubblica il mandato da Presidente del Consiglio di formare il governo, ringraziando per l'onore di aver potuto lavorare per il Paese anche se per breve tempo. "È stata una grossa sorpresa ricevere la richiesta per una cosa che era molto difficile da fare", ha detto Carlo Cottarelli, ex Commissario alla Spending Review, ai microfoni di 6 su Radio 1.
"Credo che la cosa fondamentale non era tanto la speranza di formare un governo tecnico – spiega Cottarelli – che sarebbe comunque stato necessario in assenza di un accordo politico, ma la speranza che ha avuto successo in qualche modo di far riavviare il dialogo per un governo politico. Un governo tecnico sarebbe stato necessario per arrivare alle elezioni ma con tutte le incertezze che avrebbe comportato tre mesi di campagna elettorale che sarebbe stata focalizzata inevitabilmente sulla questione dell'euro".
Sull'ipotesi di un incarico a lui conferito alla guida di un ministero del nuovo governo a guida Giuseppe Conte, Cottarelli nega che vi sia stata quest'ipotesi sul tavolo e dichiara: "No, non c'è mai stata. Se ci fosse stata non avrei accettato perché ho detto che è un onore servire nel governo italiano, però bisogna essere d'accordo su certi obiettivi. Ci sono parti di programma che mi vanno benissimo, come la parte sulla corruzione, la lotta all'evasione fiscale, ma c'è questa idea fondamentale che per crescere di più si deve fare più deficit pubblico ma per un paese che ha un debito pubblico già alto è troppo rischioso. Non conosco paese al mondo che sia riuscito attraverso più deficit poi ad arrivare a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil. Vediamo se queste idee funzionano".
Poi ha rivelato di conoscere il professor Carlo Tria, che prenderà presto il posto di ministro dell'Economia. "L'ho conosciuto come capo della scuola della Pubblica amministrazione", ha detto Carlo Cottarelli, intervistato da Circo Massimo su Radio Capital. Alla domanda se lo stesso Tria fosse un teorico dell'uscita dell'euro, l'economista ha risposto: "No, credo di no, assolutamente". Lo stesso Cottarelli ha spiegato di aver sostenuto, in passato, "che siamo entrati nell'euro impreparati, e ne stiamo pagando le conseguenze".
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