Ma altre fronde del partito vorrebbero chiudere a priori

"Noi dobbiamo fare una cosa: aspettare le indicazioni del presidente Mattarella e capire quale sarà lo scenario da lunedì. Noi vogliamo essere assolutamente rispettosi di questo passaggio che il presidente sta facendo". Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, al suo arrivo all'incontro 'Insieme per pensare, per reagire' a Milano, non esclude a priori un dialogo con M5s per la formazione del governo.

Ma non risparmia critiche a centrodestra e pentastellati:"Certo dal punto di vista politico è indubitabile che il Paese ha vissuto 48 giorni di una polemica continua tra le cosiddette forze vincitrici del 4 marzo, e questo la dice lunga sulla capacità di creare una prospettiva per il Paese dal lato di chi il 5 ha pensato di fare tutto subito, tutto veloce, tutto nuovo. In realtà il Paese è fermo ad aspettare l'ennesima polemica fra loro. Siamo al 48esimo giorno di stallo, di polemiche veti e controveti; diciamo che siamo passati da 'prima gli italiani' a 'prima i fatti loro' e questo è inaccettabile per il Paese".

Ma il dialogo tra Pd e M5s non piace a tutti i dem. "Non mi sembra che sia un argomento dell'oggi, nel senso che mi sembra che oggi il Movimento 5 Stelle stia alacremente lavorando per costruire un asse con la destra, ed è una cosa sulla quale è giusto che anche i molti elettori di centrosinistra che hanno votato per i Cinque stelle riflettano: i loro voti dati spesso anche come elemento di critica al centrosinistra e al Pd oggi saranno utilizzati per costruire un rapporto con Salvini", ha commentato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. 

A chi chiedeva se il Pd non dovesse fare un passo in avanti, Orlando ha risposto: "Non si capisce in quale direzione. Onestamente ho sempre ritenuto che il Pd dovesse stare in campo, fare le proprie proposte, cosa che alla fine è avvenuto pero' mi sembra che in questo momento stiamo soprattutto assistendo ad un tentativo di convergenza fra Lega e M5s ed è evidente che in quel quadro noi non siamo interessati, e non possiamo esserlo in alcun modo".

Infine, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se potesse essere una soluzione indire un referendum fra gli iscritti per una possibile alleanza con il M5s, come fatto dall'Spd in Germania, il ministro ha affermato: "Tutti i modi in cui ci si può confrontare dentro e fuori il partito sono utili, compresa l'ipotesi di un congresso. Io credo che noi dobbiamo trovare le sedi ed i modi per allargare il più possibile la discussione. L'importante è che questa discussione non la facciamo soltanto con quelli che sono rimasti ma riusciamo a farla anche con quelli che se ne sono andati. Non mi riferisco alle sigle politiche, mi riferisco ai milioni di elettori".

Ma c'è anche chi è disposto ad aprire, come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "Lo auspico assolutamente, ma partendo dal presupposto che ovviamente su alcuni principi fondamentali bisogna pure intendersi" "Va fatta una riflessione sui programmi", ha aggiunto Sala rilevando che "non servono mille cose", ma è necessario un accordo "su quattro o cinque cose fondamentali". "Non possiamo pensare di allearci con chi pensa distruggere quello che la sinistra ha fatto fino a oggi", ha sottolineato il sindaco, e "tra reddito di cittadinanza e il nostro modello di welfare solidale, che porta aiuto a tanti e coinvolge il terzo settore, è chiaro che io scelgo il nostro". Tuttavia, ha concluso, "bisogna parlare con tutti".

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