Tre votazioni alla Camera, due al Senato: tutte fumate nere. Si conclude così la prima giornata di votazioni alle Camere per eleggere i rispettivi presidenti. Alla seconda votazione al Senato, Matteo Salvini decide a sorpresa di votare Anna Maria Bernini come presidente: lo seguono tutti i senatori della Lega, mentre Forza Italia condanna la scelta e considera chiusa l'alleanza di Centrodestra. Un nome, invece, che sembra piacere ai grillini che si dicono disposti a votarla domani.
Anna Maria Bernini, però, rinuncia alla sua candidatura, dopo l'incontro avuto con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli. L'ex Cav, secondo quando viene riferito, avrebbe ribadito la stima nei confronti della senatrice azzurra aggiungendo però di non essere disponibile ad accettare diktat da altri. In serata continuano, febbrili, le trattative. Nel centrodestra si cerca un nome che possa essere il punto di caduta "accettabile" dal M5S per la presidenza di Palazzo Madama. Si fa quello di Maria Elisabetta Alberti Casellati, 71 anni, avvocato, tra i fondatori di Forza Italia, in Parlamento da sei legislature. Il meccansimo potrebbe essere questo: cade il nome di Anna Maria Bernini e con esso la provocazione di Salvini contro Berlusconi, si riparte da un nome proposto dall'intero centrodestra che dovrebbe (a quanto si sa) andar bene al M5S. Chiaro che, se domani mattina, al terzo scrutinio (o al quarto) la Casellati diventasse presidente del Senato, diventerebbe in discesa l'elezione di un pentastellato (l'M5S ha deciso per Riccardo Fraccaro) alla Camera. A questo punto, dati i presidenti alle due Camere, si aprirebbero i giochi per il governo e le stesse questioni si riproporrebbero pari pari: 1) vicinanza se non accordo già fatto tra M5S e Lega, 2) No del M5S alla partecipazione diretta di Berlusconi alle trattative; 3) Possibile governo M5S-Lega con pesantissima rottura nel centrodestra; 4) Possibile ricompattamento del centrodestra, ma quasi impossibile un governo dell'intero centrodestra con M5S.
CAMERA. Sono state tre le votazioni alla Camera dei Deputati, tutte con lo stesso risultato: non è stata raggiunta la maggioranza, a causa di una valanga di schede bianche. Il primo scrutinio aveva visto 592 schede bianche su 620 voti espressi. Al secondo, invece, le schede bianche sono state 577, 6 invece quelle nulle, mentre tra i nomi indicati ci sono stati quelli di Rossella Buroni (LeU), Renata Polverini, Nico Stumpo, Maurizio Lupi, Renato Brunetta, Anna Maria Bernini, Bond e Tripiedi. Nel terzo scrutinio 569 le schede bianche, 4 le nulle.
SENATO. Due invece le votazioni al Senato: alla prima non si era raggiunta la maggioranza di 161 e, tolto qualche nome (tra cui quello di Romani), le schede bianche sono state la netta prevalenza (321). Anche alla seconda votazione le schede bianche sono state la maggioranza (255), ma questa volta sono stati assegnati 57 voti per Anna Maria Bernini. Un dato che dimostra come la Lega sia stata compatta sul nome della senatrice di Forza Italia, dal momento che i senatori del partito sono 58. "Per uscire dal pantano la Lega fa un gesto di responsabilità all'interno del centro-destra e votiamo Bernini", ha detto Matteo Salvini in Senato. "Se tutti rimangono fermi sulle loro posizioni – ha spiegato – qua si fa notte. Quindi abbiamo scelto al Senato di votare un candidato del centro-destra, un candidato di Forza Italia per vedere se le altre posizioni a partire 5stelle hanno dei pregiudizi solo su un nome o sono disponibile a ragionare per far partire i lavori del Parlamento". Ettore Rosato, del Pd, però, ha dichiarato che neanche questo nome verrà votato dal suo partito. "I voti al Senato ad Anna Maria Bernini, strumentalmente utilizzata, sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l'unità della coalizione di Centrodestra e dall'altro smaschera il progetto per un governo Lega/ M5s", così in una nota di Forza Italia, che ha ribadito che il suo unico candidato è Paolo Romani. Su Twitter, invece, Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, ha annunciato: "Per la Presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile". Ma la senatrice di Forza Italia stronca sul nascere la possibilità. "È del tutto evidente – ha scritto su Twitter Bernini – che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito".
La terza votazione per l'elezione del presidente del Senato è prevista per domani alle 10.30: basterà la maggioranza assoluta, contando tra i presenti anche le schede bianche, come ha annunciato il presidente emerito Giorgio Napolitano. I capigruppo di Fratelli d'Italia di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Fabio Rampelli, però, su indicazione del presidente di FdI Giorgia Meloni, hanno rivolto un appello ai presidenti di Senato e Camera, il senatore Napolitano e l'onorevole Giachetti, per rimandare al pomeriggio le votazioni previste per domani mattina a Palazzo Madama e Montecitorio. "Per evitare che l'elezione della seconda e terza carica dello Stato possano essere trasformate in un braccio di ferro tra posizioni inconciliabili – scrive Fratelli d'Italia in una nota – occorre offrire ai partiti la possibilità di una seria riflessione e lo spazio per ogni opportuna intesa".
Ha preso così il via la 18esima legislatura, tanto a Palazzo Madama quanto a Montecitorio. Ieri è saltata di fatto un'intesa tra le forze politiche che prevedeva i nomi di Paolo Romani e Roberto Fico e adesso l'unica convergenza è quella del non voto.
IL VOTO. Al Senato il quorum per eleggere il presidente è la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato (161 voti). Il voto è segreto, espresso su fogli che verranno raccolti in un'urna. Lo spoglio sarà effettuato con la lettura di ogni voto da parte dello stesso Napolitano. Alla Camera nelle prime due votazioni è necessaria la maggioranza di due terzi dei componenti (420), nella seconda e terza votazione la maggioranza è dei due terzi dei presenti. È molto difficile arrivare a questa soglia: sarebbe possibile solo con la somma di tutti i voti M5S e del centrodestra (488), mentre M5S e Lega assieme arriverebbero a 351, senza però il quorum.