Cacciari, Bentivegna, Castelvecchi analizzano i leader politici. "Di Maio? È bravo ma impostato. Grasso capacità comunicativa zero"

Dopo quasi mezzo secolo dalla sua famosa 'discesa in campo' è ancora Silvio Berlusconi a 'leggere' meglio il comune sentire degli elettori ed è ancora la televisione, da sempre suo campo gara preferito, a determinare più degli altri media il consenso degli indecisi. Parola di esperti del settore.

Il Cav, dunque, fa sempre scuola. Esempio: il nuovo contratto con gli italiani firmato nel salotto tv di Bruno Vespa dopo quello siglato nel '94? "Berlusconi confida nel fatto che non esista memoria storica e sta funzionando. Può darsi che abbia ragione anzi ha sicuramente ragione lui – spiega a LaPresse Massimo Cacciari, filosofo e esperto di comunicazione politica – La memoria è sempre più stanca e debole e questo a causa anche della situazione democratica e tecnologica: i nuovi mezzi apparentemente ricordano tutto invece non ricordano niente. La notizia rincorre la notizia, e la consuma". Anche per Sara Bentivegna, docente di 'Comunicazione politica' alla Sapienza, è Berlusconi il leader a giocare meglio le sue carte in questi ultimi sgoccioli di campagna elettorale. "È un uomo televisivo è non puo cambiare la sua natura. Sa che nonostante la presenza dei social una parte significativa della popolazione si informa con la tv: quella televisiva è l'unica campagna che può fare e sa fare, ma è costruita su caratteristiche attuali del paese. La tv rimane centrale e ha un effetto di amplificazione che deriva dai social media. È un gioco di specchi: si guarda la tv e si commenta e si rilanciano i contenuti sui social". Riconduce alla "genialità" avuta da Berlusconi un anno fa quando "nel momento in cui tutti facevano una comunicazione acrimoniosa, cattiva e divisiva, lui è venuto fuori con un messaggio di tenerezza, con gli agnellini e Dudù, parlando bene di Merkel e Gentiloni e facendo il leader federatore piuttosto che divisivo" che si deve il successo attuale dell'ex Cav per Alberto Castelvecchi, docente di Public speaking alla Luiss. Quanto alla sua abilità di fare tv "è indubbia": sta "riproponendo i suoi grandi classici, rivolgendosi alla casalinga o a un pubblico agé. È ancora lui – spiega – però purtroppo è tremendamente stanco dal punto di vista fisico: ha la mascella indurita e la velocità della battuta manca. Il suo è un canto del cigno, l'ultima prova di forza e se ce la farà sarà un capolavoro".

Il confronto Tv tra i leader, comunque, a quanto pare, non ci sarà. "Ma per carità, avrebbero il 3% di audience – sentenzia Cacciari – metterebbe in scena 10 minuti a testa di propaganda, ormai sparano tutti promesse e tutti balle, chi più, chi meno. I telespettatori correrebbero al cinema, alla commedia o al balletto".

Per Castelvecchi la continua ricerca di una "comunicazione reattiva e confrontante non ha pagato e non pagherà". Per il docente Luiss il segretario dem "si è reso conto che questa strategia non funziona e che ha perso l'effetto squadra, ma sta cercando di recuperarlo in maniera del tutto imperfatta". La comunicazione di squadra "non è e non è mai stata nelle sue corde e adesso viene fuori una comunicazione né carne e né pesce. È come un serpente molto pregiato che non riesce a cambiare pelle. La sua natura è quella del 'one man show'. Ce la farà quando si evolverà dal punto di vista umano e troverà una leadership corale, ma – come recita un proverbio inglese – Se sembra un'anatra, nuota come un'anatra e starnazza come un'anatra, allora probabilmente è un'anatra". Per pensare alla squadra "è un po' tardi" anche per Bentivegna: "In più – sottolinea – non si va oltre due o tre persone, Minniti, Delrio, Gentiloni…la squadra andava costruita prima".

Capitolo a parte per Luigi Di Maio e la strategia M5S. "In questo caso la comunicazione c'entra fino a un certo punto – spiega Bentivegna – il successo è di natura politica e risponde a una insofferenza verso i partiti tradizionali. Tanto è vero che negli ultimi tempi sono sotto tiro per rimborsopoli ma non hanno avuto cessioni significative". Per Castelvecchi invece, all'interno del M5S "stiamo assistendo a una metamorfosi. Erano civette notturne di guardia sul web e si sono trasformati in cornacchie starnazzanti in tv. L'uscita sulla tv non fa bene al Movimento. Di Maio è molto bravo, ha il dominio perfetto dei tempi dell'intervista tv ma in un modo che si capisce essere artificiale. Non è che sembra vecchio, ma impostato e gli manca la 'consistency'".

In salita, il parere è unanime tra gli esperti, la strada per Pietro Grasso: "È una persona politica preparata ma capacità comunicativa zero – scandisce Cacciari – In più la scelta di un magistrato è culturalmente sbagliata con una sinistra che si qualifica ancora rispetto al suo omaggio alla magistratura. Era meglio candidare una donna come la Boldrini". Tra i leader in lizza "è quello che ha il profilo meno comunicativo di tutti – gli fa eco Bentivegna – ma non è questo che gli veniva chiesto si dal principio". "Lo hanno scelto come una grossa chioccia rassicurante che sta seduta sulle uova della nuova sinistra che dovrebbe dischiudersi come Civati o Speranza – spiega Castelvecchi – Ma hanno scelto di mostrare solo la chioccia e Bersani che non ha i tempi della tv ma del dibattito in sezione e chi ha i tempi tv come Civati non viene fuori. Le chiocce non sono fatte per volare, stava bene appollaiato al Senato".

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