Il leader di Centro democratico, che ha salvato la lista di Bonino, precisa: "+Europa non è più ricattabile sulla questione delle firme e può scegliere liberamente"

Sull'alleanza con il Pd "il 13 gennaio facciamo un'assemblea. Discuteremo. Valuteremo. Il tempo per decidere l'apparentamento scade il 21. Nel frattempo +Europa non è più ricattabile sulla questione delle firme e può scegliere liberamente". Queste le parole di Bruno Tabacci, leader di Centro democratico, che ieri ha deciso di mettere a disposizione il suo simbolo per la lista di Emma Bonino, risolvendo così la questione della raccolta firme. "Del resto la legge elettorale – sottolinea in un'intervista a Il Messaggero – non ci costringe alle alleanze: per entrare in Parlamento serve il 3%, sia se sei apparentato sia se non lo sei. Dunque non cambia nulla. E non mi si venga a parlare di voto utile che ci penalizzerebbe: la partita sembra se la giochino Berlusconi e Di Maio. In ogni caso, alle coalizioni bisogna lavorarci, bisogna crederci. Deve essere un fatto politico. Se sono solo un fatto tecnico tanto vale restarne fuori".

Tabacci aveva lavorato con Pisapia per unire il centrosinistra, "ma poi Pisapia se n'è andato dopo aver valutato che non c'erano le condizioni. Evidentemente la concezione che il Pd aveva della coalizione era tale da sollevare una serie di interrogativi", ricorda. E sul 'salvataggio' di Bonino: "Sono intervenuto quando ho compreso che la lista +Europa rischiava davvero di non farcela per la folle questione delle firme. Ero stato al loro convegno all'Ergife a fine di ottobre, insieme a Pisapia. E l'idea era di innestare +Europa nell'operazione ampia di Campo progressista. Poi è finita com'è finita: Pisapia ha rinunciato, Emma ha cominciato a raccogliere le firme da sola. Io sono rimasto a guardare fino a quando, l'altra sera, non ho messo a fuoco che con il simbolo di Centro democratico avrei potuto garantire a Emma pari condizioni con le altre liste".

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