"Sono dipinto come quello che vuole tornare a tutti i costi a palazzo Chigi. Un nome al mio posto? Adesso c'è Paolo Gentiloni e non è che ci è arrivato per caso lì". Lo ripete più volte Matteo Renzi intervenendo alla trasmissione 'diMartedì' dopo la batosta delle elezioni in Sicilia. "Non ho un'ansia di dover per forza tornare io a palazzo Chigi ma vivo con ansia e con angoscia il fatto che si ritorni indietro, che si torni al -2% del Pil". Poi rivolgendosi a Floris dice: "Matteo Renzi è un segretario vincente per il Pd? Questo glielo dico il giorno dopo le elezioni politiche. Perché il giudizio sul Pd si dà dopo le elezioni politiche. Io sono il responsabile di due grandi campagne elettorali: quella persa del referendum e quella vinta delle Europee 2014 – continua – Quanto alle Regioni il computo totale è 5 regioni strappate alla destra e due regioni perse. Sì, il Pd ha perso in Sicilia, ma lo dite che nei sondaggi è il doppio di Forza Italia? La mia opinione è che il Pd sarà il primo gruppo parlamentare e che il centrodestra si spaccherà il giorno dopo".
Per Renzi è l'occasione per fare anche un mea culpa: "La cosa che mi fa più male è che nel nostro elettorato la percentuale più alta è quella di chi dice: 'siamo stati troppo amici di quelli che hanno potere'. Mi dicono: 'caspita ti sei fatto poco vedere nei luoghi del dolore'. La cosa in cui io ho sbagliato è l'approccio. Ho dato l'impressione di essere molto attento ai poteri importanti. E' un problema di comunicazione mio. Ma quando sono andato a Torino, sono andato anche al Cottolengo…"
E ancora. "Con questo ragionamento che rappresenta la politica come un grande Risiko di questioni personali non si va da nessuna parte – continua Renzi – La politica non è un grande Risiko che riguarda i rapporti personali tra me e Bersani o tra me e D'Alema. La scissione nel Pd c'è stata quando sono state lanciate le primarie, da noi il dialogo e la democrazia interna ci sono. Le scelte di chi è il leader non le prende un signore a cena ad Arcore o un software privato ma il popolo straordinario delle primarie". Per il leader del Pd il mondo del centrosinistra va ricucito "rivolgendosi a tutti senza veti. Qual è la proposta di D'Alema? Che io mi dia fuoco in piazza? Lo accontenterei, ma mi sembra un po' eccessivo. Pensi al suo partito…Lì dove io sono non mi ci hanno messo D'Alema o Bersani – ha aggiunto – ma non mi ci son messo da solo. Mi ci hanno messo due milioni di voti alle primarie".
L'elemento chiave del Pd? Per Renzi "il Partito democratico è molto più grande di Renzi e di altri leader. In questi anni abbiamo perso Roma e Torino e vinto altrove, ma l'elemento che lo contraddistingue sono gli 986mila posti di lavoro in più. Io non mi accontento, vorrei un altro Jobs act, con altri 986mila posti di lavoro".
Inevitabile un commento sul candidato premier dei Cinquestelle, Luigi Di Maio, che ha annullato il confronto televisivo dopo le elezioni siciliani. "Dispiace che non ci sia Di Maio. Mi aveva invitato lui. E' il leader di un partito importante e sarebbe importante che non scappi. Io spero che non accada ma se diventasse presidente del Consiglio non è che può fare lo spaccone. Avrei chiesto volentieri a Di Maio perché da vicepresidente della Camera ha partecipato al 30% delle votazioni, Giachetti è vicepresidente come lui è ha l'86%, io gli darei il 30% dello stipendio. Di Maio è come quel compagno di classe che ti dice 'ti aspetto fuori', poi suona la campanella, esci e non c'è nessuno, il nulla come direbbe Gnocchi<>. Di Maio rinunci all'immunità parlamentare. Vogliamo far vedere chi è più cittadino e chi è più casta? Io non ho l'immunità, rinunci anche lui".
Dovendo scegliere tra Berlusconi e Grillo? "Tutta la vita il Pd, è il motivo per il quale credo che prenderemo il 40% – spiega Renzi – Non ho mai parlato di barbari e non intendo farlo. Se i cittadini votano Berlusconi o Grillo noi li rispettiamo. Il centrodestra e Grillo sono però molto diversi dal centrosinistra. Il centrodestra si è affidato a Salvini più che a Berlusconi e credo sia un errore".
In studio Renzi risponde alle domande dei giornalisti Massimo Giannini, Alessandro Sallusti e Massimo Franco. Su Bankitalia precisa: "Se fossi stato il presidente del Consiglio, avrei cambiato il governatore della Banca d'Italia, ma ho molto rispetto per Paolo Gentiloni. Non abbiamo chiesto le dimissioni di Visco, abbiamo detto che il giudizio su Bankitalia era negativo. II presidente del Consiglio ha scelto, io sono rispettoso". Sulle elezioni invece l'ultima parola spetta a Mattarella: "Saranno quando il presidente della Repubblica deciderà. Io avrei votato prima", conclude Renzi.