Bollato ormai come inaffidabile il M5S. Renzi: "Non sono ottimista"

Giovedì il Partito democratico presenterà un nuovo testo base di riforma della legge elettorale. Il no della presidente della Camera Laura Boldrini al lodo Brunetta, norma transitoria che puntava a sciogliere il nodo sul Trentino Alto Adige rinviando alle elezioni successive al 2018 le modifiche apportate dalla Camera, di fatto cestina il Fianum. Si ripartirà da un testo che rispetto al Rosatellum, già accantonato dai dem a giugno, che prevedeva il 50% di proporzionale e il 50% di maggioritario, aumenta la quota del proporzionale fino a due terzi: 36% collegi uninominali, 64% proporzionale, la ripartizione più quotata in Transatlantico.

Il Pd, tuttavia, predica cautela e il primo a farlo è Matteo Renzi. "Noi a parte il sorteggio le abbiamo proposte tutte. A qualche mese dalle elezioni se si cambia bisognerebbe farlo tutti insieme o il più possibile ma non sono molto ottimista – ammette – Molti altri partiti fanno melina". A questo giro, in realtà, bollato ormai come inaffidabile il M5S, interlocutore principale di questa operazione dovrebbe essere Forza Italia. "Gli ambasciatori azzurri ci dicono che Berlusconi si può convincere, ma secondo noi lui non ha ancora deciso – spiega un dirigente dem – se Forza Italia ci sta allora è possibile portare a casa la legge, altrimenti saremmo solo noi, la Lega, i centristi e Fratelli d'Italia e non andiamo lontano".

Il relatore dem Emanuele Fiano prima di presentare in commissione il nuovo testo incontrerà tutti i gruppi parlamentari. "Il testo base che presenterò – sottolinea – non sarà il 'Tedesco' ma un nuovo testo che non potrà non tener conto del fatto che ci saranno 231 collegi uninominali" alla Camera. Al tavolo delle trattative ci sarà anche l'Svp che, in assenza di una soluzione del nodo Trentino, ha già minacciato di uscire dalla maggioranza. La nuova proposta non sembra però soddisfare gli autonomisti: la quota del 36% maggioritario e 64% proporzionale? "Per il Trentino non va bene", sentenzia Daniel Alfreider, capogruppo in Commissione, Affari costituzionali. "Sembra che i 231 collegi siano un paletto insuperabile. Aspettiamo i testi. Per noi è importante che venga garantita la rappresentanza delle rappresentanze linguistiche", aggiunge.

E se i dem sembrano ottimisti sulla possibilità di 'recuperare' l'alleato Svp, danno quasi per certo il no alla nuova legge da parte non solo di Mpd ("Riesumando il Rosatellum il Pd vuole solo buttare la palla in tribuna e condannare la legge elettorale a un binario morto ", attacca Alfredo D'Attorre) ma anche Giuliano Pisapia. "Non si divideranno sulla legge elettorale", scommettono al Nazareno e le parole del leader di Campo progressista, piene di distinguo, sembrano confermare questa ipotesi: "Ho sempre indicato il Mattarellum come sistema preferibile – ribadisce – e per qualsiasi altra legge elettorale, compreso il Rosatellum che peraltro continua a essere modificato, il presupposto deve essere quello di fornire governabilità, rappresentanza e possibilità per gli elettori di scegliere il candidato da votare". Scontato, almeno per ora, sembra il no del M5S. "Cambiano idea ogni 10 minuti, noi non perdiamo tempo. È uno spettacolo triste, tramano nel buio per cercare di contarsi e se hanno i numeri presentano il testo – attacca Danilo Toninelli – Sarà un'altra schifezza incostituzionale".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata