Il vicepresidente della Camera senza avversari.Grillo tenta la "fuga" come un carcerato
E' Luigi Di Maio l'unico big in concorso per la carica da candidato premier e capo politico del M5S. Attorno a lui, sette candidature minori, già ribattezzate dalle malelingue "i 7 nani". Tra queste, spicca il nome dell'unica altra parlamentare, Elena Fattori, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, che dice: "Ci metto la faccia come Di Maio, con passione e coraggio". Per il resto, si tratta per lo più di militanti con incarichi nelle amministrazioni locali: alcuni consiglieri comunali e un attivista. I nomi: Vincenzo Cicchetti, capogruppo in consiglio comunale a Riccione; Andrea Frallicciardi, ex capogruppo nel comune di Figline Valdarno; Domenico Ispirato, candidato in circoscrizione a Verona nel 2012; Gianmarco Novi, consigliere comunale a Monza fino alle ultime elezioni; Nadia Piseddu, candidata sindaca a Vignola; Marco Zordan, militante dal 2011. Questi i nominativi risultati idonei fra quelli presentati entro le 12 di oggi, ma c'è tempo fino alle 15 di martedì – spiega il blog – per eventuali integrazioni degli esclusi. Il vincitore sarà comunque proclamato nella serata del 23 settembre nel corso del raduno nazionale dei Cinquestelle a Rimini.
CHI SONO GLI OTTO CANDIDATI: Imprenditori, impiegati, una senatrice e il pupillo designato
Mentre il grande favorito e unico potenziale sfidante di Di Maio, Alessandro Di Battista, annuncia in mattinata su Facebook che rinuncia a concorrere – spiegherà a Rimini il perché -, l'elenco ufficiale dei candidati riapre il dibattito già acceso che rischia di travolgere anche i vertici. A metà pomeriggio, Beppe Grillo cala dalla finestra al terzo piano dell'hotel romano in cui è rinchiuso da domenica sera una corda fatta con le lenzuola, come un prigioniero che vuole evadere. Fuori, l'assedio di cronisti e telecamere, ma anche di parte del Movimento. Mai come in queste ore il leader deve vedersela con i suoi. Non solo con la base, ma con pezzi importanti dell'universo Cinquestelle che non hanno gradito la regola del doppio incarico con cui si assegna al candidato premier anche il ruolo di capo politico. L'osso più duro in questa battaglia è Roberto Fico che si è sfilato all'ultimo dalla corsa per la candidatura alla presidenza del Consiglio, dove era fortemente richiesto – anche per non lasciare un solo big in lizza -. Fonti Cinquestelle raccontano di un colloquio fra i due, in cui il deputato avrebbe chiesto esplicitamente a Beppe un passo indietro o quanto meno un chiarimento – magari sottoforma di postilla sul blog – sull'incarico di 'capo politico'. Il nodo da sciogliere resta capire se si tratta soltanto di una formula trovata per rispettare la legge elettorale o se il nuovo leader verrà investito di quei poteri che finora sono spettati a Grillo. Tra questi, ricordiamo: indire le votazioni in rete, scegliere i temi, definire le regole per le candidature, indire daccapo una votazione per modifiche del regolamento e del 'non-statuto', scegliere il collegio dei probiviri e modificare la loro decisione. La frattura che avrebbe portato al rumoroso silenzio di Fico – avrebbe dovuto sciogliere le riserve in mattinata, ma alla fine non si è fatto vedere né in hotel né sui social – si è consumata proprio su questo punto. Insieme a lui, una parte dell'ala ortodossa del Movimento non ci sta a vedere transitare l'incarico di leader da Grillo al futuro candidato premier che assumerebbe così, di fatto, il ruolo di segretario come in un tradizionale partito.
Subito dopo la pubblicazione dell'elenco dei nominativi sul blog, ha ripreso la parola il parlamentare Luigi Gallo – negli scorsi giorni già fortemente critico -, invitando il futuro candidato premier a rinunciare alla carica di capo politico. La separazione dei due ruoli, scrive Gallo, "tranquillizzerebbe tutta la comunità del M5S" e sarebbe "la cosa più sana" in quanto "se la votazione del candidato Presidente del Consiglio può dividere la comunità del M5S nella scelta tra più alternative, il capo politico deve invece unire e condurre la comunità del M5S". Per Gallo la soluzione migliore è che il leader resti Grillo. Un inaspettato sostegno al garante arriva, invece, da Roberta Lombardi. La neo candidata alla presidenza della Regione Lazio, interpellata sul doppio ruolo di capo e candidato alla presidenza del Consiglio, risponde: "E' naturale, lo prevede anche la legge. Ieri era Beppe Grillo, oggi il futuro candidato premier, domani potrai essere anche tu. E' questa la forza del M5S".
Sul blog però scatta la protesta di qualche attivista. "Questa cosa delle primarie è veramente una pagliacciata – mette nero su bianco un utente – E chi sono gli altri candidati?! Chi li ha mai sentiti?! Come si fa a valutarne le capacità?". Un altro ammette: "Mi dispiace ma non voterò , forse hanno ragione i Pdioti , ma non mi sta bene che ci sia solo una personalità di spicco, qui non si parla del sindaco del paesello ma del futuro premier dell'Italia". Mentre lo scrittore Roberto Saviano propone provocatoriamente la propria candidatura e sui social annuncia: "Ebbene sì, sfido io Di Maio". Tra le motivazioni, anche quella di sottratte il Movimento "dall'impaccio di una situazione patetica, per non dire bulgara".
Intanto il M5S replica a chi lo critica, Pd in primis, che quelle dei Cinquestelle "non sono primarie fiction per pesarsi".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata