La linea ufficiale vuole riaprire il tavolo di una nuova intesa a 4 con Movimento 5 stelle, Forza Italia e Lega
Riprende il balletto sulla legge elettorale, dopo la sferzata del presidente del Senato Pietro Grasso ai partiti e la prospettiva che la discussione riprenda a settembre a Palazzo Madama anziché a Montecitorio dove si è arenata, previo accordo con la presidente della Camera Laura Boldrini.
Rispetto alla prospettiva di riaprire un dialogo parlamentare, il Pd viaggia a due velocità e, in definitiva, diviso. Da un lato, la linea ufficiale, ferma ma cauta, espressa da Ettore Rosato. "Se vogliamo rifare un tentativo per una legge elettorale, le forze politiche devono sedersi a un tavolo ed essere leali. Noi faremo la nostra parte", assicura e al contempo attacca il M5S, reo di aver fatto naufragare la precedente intesa a quattro con Fi e Lega. Dall'altro, la posizione più decisa dei senatori che si riconoscono nella figura di Andrea Orlando e ritengono che andare al voto con una legge ben scritta e omogenea tra Camera e Senato – come vuole anche il Capo dello Stato – sia una "priorità per il Paese".
"Riaprire il confronto parlamentare e trovare una soluzione decente per la legge elettorale – sottolineano – è decisivo proprio per la vita concreta di milioni di italiani, imprese, lavoratori, famiglie, che sarebbero i più penalizzati da uno scenario di instabilità". Quindi la sferzata interna alla linea renziana: "Risultano perciò difficili da comprendere – concludono gli orlandiani – le espressioni di sufficienza nei confronti di una questione vitale per la democrazia italiana rilasciate oggi dal capogruppo Pd alla Camera Rosato".
Al capogruppo dei deputati Pd, replica anche il Movimento 5 Stelle. "Rosato la smetta di continuare ad accusare ingiustamente il MoVimento 5 Stelle sulla mancata approvazione della legge elettorale. Sappiamo tutti com'è andata. Il Pd ha agito in modo scorretto, sleale ed in totale malafede e ha lasciato il Paese in un grave caos istituzionale". I Cinquestelle puntano il dito contro i Dem per "aver gettato alle ortiche" il sistema 'tedesco' a causa dei franchi tiratori in aula alla Camera.
"Hanno i problemi in casa, ma per loro la colpa è degli altri", chiosano. I pentastellati non sono disposti a discutere "per altri sei mesi" di legge elettorale, piuttosto ritengono preferibile andare al voto con il sistema uscito dalla Consulta. In prima linea per la ripresa del dialogo è Forza Italia che con Renato Brunetta rilancia un "modello tedesco, con varianti", e insiste per un premio di maggioranza alla coalizione. Ferma restando l'indicazione del leader da parte del partito che avrà preso più voti, posizione già espressa da Silvio Berlusconi. Mercoledì, in un incontro interno al centrodestra a cui parteciperà anche la Lega, gli azzurri faranno il punto per "trovare una posizione comune": le prime, reali prove di alleanza per la futura coalizione da presentare alle elezioni.
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