La presidente dell'Antimafia illustra relazione sulla visita in cella: "E' capace di intendere e volere. Lo Stato non vince liberandolo"
Totò Riina "è stato e rimane il capo di 'Cosa nostra', non perché lo stato non abbia vinto, ma perché le regole mafiose non sono modificabili da quelle statali". Così la presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi, relazionando alla bicamerale sulla sua visita di ieri all'ospedale di Parma.
Lo stato di degenza di Totò Riina "gli consente lo svolgimento di una vita dignitosa, e di una morte, quando essa avverrà, altrettanto dignitosa" ha sottolineato Bindi.
"LUCIDO". Riina "è lucido, interloquisce con il personale ospedaliero, svolge colloqui con i familiari e i suoi legali, legge le lettere che riceve e scrive" ha precisato Bindi. "Totò Riina finora è sempre stato curato a dovere per la sua neoplasia, e ha sempre partecipato in videoconferenza alle sedute che lo riguardavano, dimostrando di aver mantenuto lucidità psichica e anche fisica" ha spiegato."Mantiene la sua elevata pericolosità, è capace di intendere e volere, e manifestare la sua volontà.
CARCERE. "Viste le condizioni fisiche di Riina, sì imprevedibili ma al momento stabili, si potrebbe anche ipotizzare in futuro un rientro in carcere, dove comunque le condizioni sarebbero adeguate, identiche se non superiori a quelle di cui potrebbe godere in un regime di domiciliari. Questo gli consente lo svolgimento di una vita dignitosa, e di una morte, quando essa avverrà, altrettanto dignitosa. A meno che non si voglia affermare un diritto a morire fuori dal carcere, che non è supportato da nessuna norma" ha aggiunto la presidente.
LO STATO. "Riina gode di ogni assistenza medica e vive una situazione carceraria che gli garantisce dignità di vita. Lo Stato vince quando garantisce tutto questo, non quando libera qualcuno che e' ancora capo di Cosa nostra" ha precisato Bindi.
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