Nessuna proposta ufficiale in commissione Affari costituzionali, ma una possibile "via d'uscita dalla palude" messa sul tavolo per sondare gli altri partiti

Il Pd tenta un'altra mossa nella complicata partita a scacchi della legge elettorale. "Noi non ci rassegniamo a stare con la mano in mano", spiega un fedelissimo di Matteo Renzi, forte della nuova investitura a segretario. Nessuna proposta ufficiale in commissione Affari costituzionali, ma una possibile "via d'uscita dalla palude" messa sul tavolo per sondare gli altri partiti. L'idea sarebbe quella di partire dal modello tedesco con soglia di sbarramento al 5 e apportare le dovute correzioni. Si tratta di un sistema che, prevedendo un 50 % di collegi uninominali (per indicare chi mandare in Parlamento) e dall'altra un voto proporzionale per scegliere il partito, viene spiegato, che potrebbe almeno essere vagliata dalle forze politiche. L'idea potrebbe conquistare gli orlandiani ("alla fine è un Mattarellum attenuato, di sicuro meglio dell'Italicum", spiega uno di loro) e  non dispiace a una parte di Forza Italia, raccogliendo il consenso – secondo quanto viene riferito – di Silvio Berlusconi. I primi stop arrivano però da M5S e FdI: Renzi vuole le larghe intese, attaccano.

L'alternativa sul tavolo sarebbe quella di estendere Italicum come corretto dalla Consulta anche al Senato, eliminando i capilista bloccati, cercando un accordo con il M5S. Le aperture dei pentastellati, che anche oggi con Alessandro Di battista  si sono detti "dispostissimi" a trattare su correttivi per la governabilità e a intervenire leggermente sulle soglie di sbarramento", non convincono però i renziani. "E' molto complicato trovare un accordo", e "anche un accordo con i 5 stelle" – ritenuti meno affidabili di Forza Italia – "in Senato non basterebbe", viene spiegato. Il 'paletto' del Pd rimane in ogni caso la conservazione di un principio maggioritario. Se un accordo politico non dovesse trovarsi entro l'estate, è la convinzione, "la legge elettorale non si fa". A quel punto si renderebbe necessario un decreto per uniformare i due sistemi, inserendo le quote di genere al Senato e livellare le soglie di sbarramento.

Renzi dirà la sua domenica, di fronte ai 1000 delegati dell'assemblea. Il segretario eletto presenterà le "proposte di lavoro" che caratterizzeranno la sua segreteria. Oltre al dopo Italicum, Alitalia e Europa rimangono i dossier più caldi,  senza dimenticare il "piano" allo studio per ridurre le tasse. A 48 ore dalla chiusura dei seggi, intanto, non si fermano le polemiche sui dati definitivi dei gazebo.

No a polemiche sugli 'zero virgola', dopo una vittoria "netta" che dovrebbe rafforzare tutto il Pd: sentenziano i renziani, che non vogliono ombre e stoppano i sospetti che si levano dalla mozione Orlando. Il Pd dice Renzi 70%, Orlando 19,5% ed Emiliano 10,5%. "Noi diciamo che Orlando è al 22 virgola qualcosa, Renzi al 69 e qualcosa ed Emiliano quel che resta. So che ci sono due versioni", attacca Sandra Zampa che chiede il riconteggio dei verbali, regione per regione. Nessun dolo, precisa, "è una parola grossa", ma una "leggerezza" che da qui a domenica potrà essere sanata. La replica arriva in "assoluta pacatezza" da Lorenzo Guerini. "La procedura per la proclamazione dei dati ufficiali del congresso avviene, secondo regolamento – spiega – sulla base dei verbali delle commissioni provinciali".

Non entra nelle polemiche Andrea Orlando: "I dati definitivi? Quando arriveremo li valuteremo. Mi pare comunque che siano definiti i rapporti di forza", si limita a dire. Anche Matteo Renzi si tiene alla larga dalle prime ruggini interne e continua il duello a distanza con quelli che ritiene gli avversari veri. "Il bagno di partecipazione delle primarie è la vera risposta ai signori dei salotti che immaginano di poter determinare la storia tenendo a debita distanza il consenso", taglia corto ringraziando i militanti dalla sua e-news: "Grazie – scrive – avete smentito tutte le previsioni catastrofiche e avete smontato tutte le polemiche". Non bastano "gli editoriali e gli algoritmi – è il refrain – ci vogliono le persone, con le loro storie, con la loro forza. Il vero modo di bloccare il populismo è coinvolgere il popolo". Una delle battaglie più importanti, è convinto il segretario, sarà quella che si sta già combattendo sul web: "Sta per iniziare la nostra controffensiva – annuncia – Contro le falsità di chi ha fatto credere che fosse politica far diventare virali le fake news, guadagnandoci con la pubblicità. Il progetto Bob è pronto".
 

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