Convergenza tra Roma e Berlino al cuore dell'accordo sui migranti
C'è la convergenza tra Roma e Berlino al cuore dell'accordo sui migranti raggiunto al vertice di Roma di lunedì: la Germania, con la sua decisione di accogliere 500 migranti al mese ha sbloccato la situazione. Lo spiega il ministro dell'Interno Marco Minniti in un'intervista alla Stampa aggiungendo che "ora anche Austria e Svizzera hanno promesso di aprire le porte a quote significative di migranti". Non si tratta, continua, di gesti di generosità ma di scelte politiche frutto di un intenso lavoro diplomatico con la Germania, "nel contesto di un rafforzamento dell'intesa tra Roma e Berlino". Minniti fa il punto sulla cooperazione con la sponda Sud del Mediterraneo: "Oltre il 90 per cento dei flussi arriva dalla Libia, ma nessuno di loro è cittadino libico, provengono prevalentemente dall'area subsahariana. Il resto viene dall'Egitto, il secondo punto di snodo dei flussi migratori verso l'Italia. E mentre con il Niger è più vicina una collaborazione per favorire i controlli al confine a Sud della Libia, con l'Egitto stiamo ancora lavorando".
La via diplomatica, la strada del dialogo, è l'unica perseguibile anche per gestire i conflitti interni alla Libia. "La stabilizzazione del Paese è preziosa sia per governare il fenomeno dei trafficanti di essere umani, sia per il benessere socio economico interno – osserva Minniti -. La partecipazione del premier Fayez Al Sarraj al meeting di Roma testimonia quanto ritenga importante contrastare i trafficanti: sottraendo loro la sovranità criminale si contribuirà alla stabilità politica della Libia e alla sua ripresa economica e sociale". Ma non si tralascia neppure il confronto con il generale Khalifa Haftar. "Il nostro ambasciatore – spiega Minniti – di recente è stato a Tobruk con l'obiettivo di mantenere un canale aperto. La stabilizzazione militare non solo è sbagliata ma anche irrealistica. Si aprirebbe un'avventura drammatica di guerra civile, con un pericoloso salto all'indietro fino al 2011, che produrrebbe un'emergenza umanitaria epocale".
Il gruppo di contatto del Mediterraneo centrale, per il ministro, "può rappresentare un passo importante, una cooperazione rafforzata che spinge l'Europa ad affrontare unita una sfida che finora sembrava essere rimasta circoscritta al nostro Paese. Si tratta di mettere da parte egoismi e chiusure nel nome di un'Europa mai messa in discussione come in questo momento". La sfida, da qui alle elezioni, è allora quella di far tornare nei cittadini l'immagine dell'Europa "come una risorsa che, nonostante il buio delle minacce del populismo e della destra xenofoba, sa trovare lo slancio per guardare al futuro".
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