"Portava il mio nome, ho sicuramente contribuito a portarla avanti e ci credevo molto, ma non era solo la mia riforma"
La riforma costituzionale bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016 "portava il mio nome, ho sicuramente contribuito a portarla avanti e ci credevo molto, ma non era solo la mia riforma. Era il risultato del lavoro di tante donne e tanti uomini che l'avevano condivisa in Parlamento, e sostenuta nella battaglia referendaria. Mi dispiace però anche perché conteneva l'introduzione della parità nella rappresentanza parlamentare. Penso che anche questo fosse un buon motivo per sostenerla". Così la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, intervistata da La Stampa in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti per guidare la delegazione italiana all'Onu in occasione della 'Commission on the Status of Women'. Perché allora gli italiani hanno votato contro? "Penso che le ragioni siano state più legate allo scenario politico e partitico, che non al contenuto della riforma. Ma tra gli elementi che hanno inciso non credo abbia pesato il nome di chi la firmava". Sul peso dei diritti delle donne nel nuovo Pd, la Boschi risponde che Le donne devono essere al centro, sono l'asse portante del Pd. Lo abbiamo dimostrato valorizzando in Parlamento la componente femminile. Abbiamo lavorato molto su tematiche come il congedo retribuito per le donne vittime di violenza, il giro di vite contro le dimissioni in bianco, gli oltre 31 milioni di euro messi a disposizione dei centri anti violenza e gli oltre 18 milioni per i centri anti tratta, i 60 milioni di euro in più per le pari opportunità contenuti nella legge di bilancio 2017. Ora credo che vada più evidenziato il tema dell'occupazione femminile, e della differenza salariale".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata