Dalle intercettazioni emerge che il padre del ministro avrebbe mandato 80 cv per presunte assunzioni alle Poste

Spunta di nuovo il nome di Alfano nelle intercettazioni allegate all’inchiesta romana su corruzione e riciclaggio e su rapporti politici e nomine pilotate. Su diversi quotidiani, Corriere della sera e Repubblica, si legge: “Il padre del ministro dell’Interno Angelino Alfano avrebbe mandato 80 curricula per presunte assunzioni alle Poste. E’ quanto si evince da un’intercettazione contenuta nella richiesta di arresto del pm dell’inchiesta ‘Labirinto’ della procura di Roma. Parlando di Alfano, una delle indagate dice ‘..la sera prima…mi ha chiamato suo padre…mi ha mandato ottanta curriculum…ottanta…. dicendomi…non ti preoccupare….tu buttali dentro…la situazione la gestiamo noi…e il fratello comunque è un funzionario di Poste….anzi è un amministratore delegato di Poste…”.

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“Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto ‘pressioni’ presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni”, afferma Alfano in merito alle intercettazioni pubblicate dai giornali.

“Le due signore che parlano, anche insultandomi, non so chi siano – sottolinea il ministro dell’Interno – ma quell’uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato. Nel frattempo, il contenuto reale dell’inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati”.

LA DIFESA DI LUPI. “Trovo indecente lo sciacallaggio mediatico che si nutre di bocconi di intercettazioni ritenute irrilevanti dai magistrati che le hanno visionate ma date in pasto illecitamente da qualche manina alle redazioni dei giornali. Angelino Alfano e le persone a lui care si ritrovano così sbattute in prima pagina per il contenuto di telefonate in cui persone terze parlando fra loro citano presunti fatti di favoritismi tutt’altro che dimostrati e che sia nel tono che nel contenuto sanno di millanterie”, dichiara in merito alla vicenda Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare.

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