"Una sconfitta, certo, e anche un impoverimento della vita democratica su una questione che può avere un impatto enorme per il futuro della società", aggiunge
L'approvazione della legge sulle unioni civili "è una sconfitta per la democrazia, per la qualità del lavoro parlamentare e per la coscienza di tanti". Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera l'arcivescovo teologo Bruno Forte, segretario speciale dei due Sinodi sulla famiglia. "Una sconfitta, certo, e anche un impoverimento della vita democratica su una questione che può avere un impatto enorme per il futuro della società", aggiunge.
"E' proprio nel momento in cui si arriva al voto che tutti hanno il sacrosanto diritto di esprimersi – aggiunge Forte – Mi pare scorretto, tanto più in questo caso: sui temi etici le posizioni sono trasversali rispetto agli schieramenti. Se si vuole ricompattare con un sì o un no, si fa un danno a tutti". Poi riflette: "Qui è in gioco una visione della società. Siamo di fronte ad un istituto giuridico nuovo, con il rischio che possa essere assimilato alla famiglia tout court" e aggiunge che "come diceva il Vaticano II, nella Gaudium et Spes , la famiglia è la vera grande scuola di umanità, dove si diventa persone. Il luogo di quella relazione educativa che ha bisogno della reciprocità fondamentale tra uomo e donna". Lo stralcio della stepchild adoption non sembra sufficiente a rassicurarlo: "Temo che il discorso possa portare a questo. Il sospetto che tanti hanno messo in luce è che si sia partiti dal modello famiglia per tentare di applicarlo alle unioni civili". Il tema, annuncia, "come vescovi lo valuteremo forse già la settimana prossima, durante l'assemblea generale della Cei. Al di là del rispetto dovuto ad ogni persona, non può esserci equiparazione tra unioni omosessuali e famiglia".
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