Il ministro dell'Interno: "Lo scontro politici-magistrati non fa bene a nessuno"

"Scontro magistrati-politica? Non lo definirei uno scontro, ma un attacco unilaterale che rompe un periodo molto duraturo che sembrava avere riportato a un livello normale la dialettica tra poteri e ordini dello Stato. Evidentemente, c'è un interesse al conflitto, ma la linea del governo è quella di andare avanti offrendo rispetto e pretendendo rispetto". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervistato da 'Il Messaggero', commentando le parole del numero uno dell'Anm Piercamillo Davigo. "Non mi faccio i fatti loro, anche perché la scelta è del tutto autonoma ed è frutto fresco di un voto, tra i magistrati, che ha visto Davigo fondare una nuova corrente. Questo è stato il mio giudizio. Anche se ora, dovendo riconoscere l'albero dal frutto, non vorrei che nella sua domanda ci fosse un pezzo di verità – ha spiegato -. Questo Paese ha visto troppe volte governi cambiare a causa delle vicende giudiziarie e anche Prodi cadde per l'ingiusto arresto della moglie dell'ex guardasigilli. Questo è un governo di nuova generazione, senza tante biografie longeve e lunghi passati in cui scavare. Ma, a prescindere da ciò, continuo a sperare che i magistrati contrastino i reati e non i governi e che abbiano sempre chiaro il perimetro che la Costituzione assegna alla loro funzione. Nessuno chiede loro di fare di meno, ma nessuno accetterebbe che andassero oltre".

"Spero un'altra cosa. Spero che tra i magistrati sia chiara la consapevolezza che avviare unilateralmente uno scontro con la politica e i politici non fa bene a nessuno, men che meno alla magistratura", ha sottolineato. "Barbarie giudiziarie? Mi inchino alla memoria di eroi che hanno perso la vita per contrastare la mafia, la criminalità organizzata, il terrorismo. Altri in questi anni hanno usato la toga per fare carriera. Altri ancora hanno parlato e agito come leader politici. Altri infine hanno intentato processi venendo sconfitti in dibattimento e nessuno ha mai chiesto loro conto di ciò. Ma il fatto stesso che ne stiamo parlando in questa intervista, in Parlamento e nel Paese, è la prova che il problema non è stato risolto".

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