"Governo non vuole prove muscolari". E sottolinea che dietro rapimento italiani non c'era Isis, ma criminali islamici
Mentre si attende il rientro in Italia delle salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici italiani presi in ostaggio e uccisi in Libia durante un trasferimento, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni interviene sul caso in Senato,durante l'informativa sulla Libia.
"L'informativa si è intrecciata con la drammatica vicenda del sequestro dei nostri connazionali in Libia che si è conclusa con la tragica morte di Salvatore Failla e Fausto Piano. Non possiamo che iniziare con un messaggio di cordoglio alle famiglie. Dopo le prime informazioni rese da Minniti il Copasir sarà aggiornato nei prossimi giorni sulle evoluzione di una vicenda che presenta ancora molti punti oscuri". Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni n Senato. Al momento i corpi delle due vittime si trovano a Tripoli dove sono rimasti bloccati da ieri sera, quando era previsto il loro rientro a Ciampino. Un medico militare italiano, arrivato a Tripoli ieri insieme alla delegazione dell'unità di crisi della Farnesina è pronto a prendere parte all'esame autoptico sui corpi di Failla e Piano. Secondo quanto si apprende da fonti bene informate, l'esame, richiesto dalla procura di Tripoli, non sarebbe ancora iniziato.
NESSUN RISCATTO. "Non era stato pagato nessun riscatto, non risultava imminente la liberazione degli ostaggi nè sono stati trovati passaporti di Daesh nel covo: la ricerca della verità è doverosa", ha sottolineato Gentiloni. "Non sono emersi elementi di riconducibilità a Daesh in Libia, non c'è stata mai nessuna rivendicazione. L'ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata".
NO A PROVE MUSCOLARI. "Il governo risponderà, se possibile, alle richieste di un governo legittimo libico e su richiesta del Parlamento e con gli alleati. Il governo non vuole manovre inutili né prove muscolari". Il ministro ha spiegato: "A chi snoccioola cifre di soldati italiani pronti a partire, ricordo che la Libia ha un territorio tre volte l'Italia: non è un teatro facile per esibizioni muscolari. Il governo non è sensibile al rullar di tamburi e non si farà influenzare da spinte interventistiche".
SOLO CON OK PARLAMENTO. Un intervento dell'Italia in Libia sarbbe possibile "soltanto dopo il via libera del Parlamento, come ha detto il presidente del Consiglio negli scorsi giorni, e previa la richiesta di un governo legittimo. So bene che in Libia è un percorso ad ostacoli".
NAPOLITANO: PENSARCI MILLE VOLTE. "Prima di mandare i nostri uomini sul terreno ci si deve pensare non una, ma mille volte. Su questo sono d'accordo con il ministro Gentiloni". Così in aula l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo l'informativa sulla Libia di Gentiloni. Napolitano ha ricordato il ritorno delle salme dei soldati italiani uccisi a Nassiriya come uno dei momenti più tragici del suo mandato. "Siccome si parla spesso a vanvera dell'intervento del 2011 dell'Italia in Libia, ricordo che allora ci fu l'iniziativa internazionale delle Nazioni Unite e l'approvazione a larghissima maggioranza del Parlamento, compreso il Pd allora all'opposizione. Allora non potevamo aspettare una richiesta del governo libico visto che le Nazioni Unite si muovevano proprio contro il governo di allora".
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