Roma, 13 dic. (LaPresse) – L’ex presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffarò, ha lasciato il carcere di Rebibbia. Condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, è uscito oggi dopo aver scontato la propria pena. In carcere dal gennaio 2011, ha scontato in effetti poco meno di cinque anni, avendo usufruito di uno sconto di 45 giorni di reclusione ogni semestre, più l’anno di indulto. “Sta per riaprtire per la Sicilia – spiega il suo legale, l’avvocato Marcello Montalbano -. Sta salutando gli ultimi amici”.
A questi anni di carcere, racconta, “ha reagito nel migiore dei modi, utilizzando le armi della fede, dell’amicizia e della lettura. Ha completato un corso di laurea in giurisprudenza, di cui discuterà la tesi tra qualche giorno a Roma. Ha scritto tre saggi, si è impegnato a favore dei detenuti, ha curato la redazione di un giornalino interno. I suoi propositi ora sono dedicarsi ai diritti dei detenuti e a un ospedale in Burundi, in Africa”. Niente più politica, invece: “Per lui la politica appartiene al passato”.
“Vado da mia madre che ha 92 anni e non mi hanno permesso di vederla”, ha detto l’ex presidente della Sicilia, Salvatore Cuffaro, ai microfoni di Rai News 24, ha risposto, appena uscito dal carcere di Rebibbia, a chi gli chiedeva quale sarà la prima cosa che farà ora da uomo libero. “Uno Stato che vuole rieducare un detenuto – ha aggiunto – può dire ‘siccome ha l’arteriosclerosi sarebbe un incontro svuotato di ogni contenuto di umanità?’ Io che credo che uno Stato questo non debba dirlo e soprattutto non debbano dirlo quelli che amministrano la giustizia per conto dello Stato”.
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